Abstract
Il pensiero politico di Sukarno, il primo Presidente dell’Indonesia, può essere ricostruito mediante i suoi scritti, da cui emerge il netto rifiuto di conferire all’Indonesia una forma di governo califfale o islamica; Sukarno considerava superata l’esperienza del califfato, che non era da ripetere. Al contrario, emerge la convinzione che il secolarismo, la separazione tra Stato e religione possa permettere ad entrambi gli ambiti di svilupparsi in maniera armoniosa.
La medesima concezione la si ritrova in altri due esponenti di spicco del mondo intellettuale indonesiano, Nurcholish Madjid e Yudian Wahyudi; in entrambi i casi, si rinviene un giudizio negativo sul califfato e sulla necessità di aderire alla Pancasila, considerata compatibile con gli insegnamenti dell’Islam. Di conseguenza, i musulmani indonesiani non hanno, secondo questa visione, nessun obbligo di restaurare il califfato o di creare uno Stato islamico, formalmente retto dalla sharia.
Introduzione
Il gruppo indonesiano Khilafatul Muslimin a Lampung ed altri luoghi, nel maggio 2022 ha mostrato il desiderio stabilire un califfato indonesiano; si tratta di un’organizzazione la cui base ideologica coincide con quella di Hizbut Tahrir Indonesia, e che è stata sciolta dal governo. Coloro che sostenevano questo movimento, dunque, hanno rifiutato la Pancasila, l’ideologia di Stato indonesiana; analogamente a quanto accade per HTI, anche KM intendeva stabilire un califfato, uno Stato islamico. La costituzione di uno stato retto dalla sharia, del resto, attraverso canali politici, una costituzione legale, o un conflitto militare contro il governo legittimo è stata una caratteristica della lotta musulmana in Indonesia nel corso della sua storia.
Evidentemente, la realizzazione di questo obiettivo richiede tempistiche molto lunghe, ed i risultati ottenuti sono generalmente modesti; per queste ragioni, la causa del califfato, o dello Stato islamico in generale, non sembra poter diventare un argomento mainstream, percepito come rilevante per il pensiero dominante. Lo Stato, inoltre, monitora e sanziona pensantemente le realtà che cercano di contrapporsi ad esso, anche in maniera non violenta; in effetti, spesso la discussione sul califfato rimane teorica, ed il supporto ai gruppi jihadisti non è ufficiale.
Si nota, a tale proposito, che l’argomento del califfato viene generalmente rifiutato, sebbene il dibattito intellettuale rimanga, in una certa misura, aperto; in altre parole, quella corrente può essere considerata una ‘guerra delle idee’, da cui gli argomenti a favore del califfato, almeno in Indonesia, sembrano uscire sconfitti.
In effetti, oltre a Sukarno, sembra interessante analizzare la posizione di altri due intellettuali di spicco, ovvero Nurcholish Madjid, noto come Cak Nur, e Yudian Wahyudi, che hanno espresso ed argomentato un parere contrario all’istituzione di un califfato o di uno Stato Islamico in Indonesia.
Sukarno ed il suo Rifiuto del Califfato
Il Primo Presidente dell’Indonesia indipendente ed unita, Sukarno, rifiutò con fermezza l’idea che il Paese potesse diventare un califfato o uno Stato islamico; nel 1940, il leader nazionalista scrisse due articoli principali sull’Islam. Il primo era ‘Me-mudakan Pengertian Islam’, ‘Ringiovanire la comprensione dell’Islam’ e ‘Apa sebab Turki memisah agama dan negara?’, ‘Perché la Turchia separa religione e Stato?’. In questi due articoli, che successivamente sono confluiti nella sua opera politica ‘Di bawah bendera revolusi’, ‘Sotto la bandiera della rivoluzione’, rappresentano un contributo alla riforma dell’Islam indonesiano nell’era coloniale del giovane Sukarno. Nel 1940, il futuro presidente era un giovane leader pieno di entusiasmo, caratterizzato da un fervente spirito nazionalista, ed alle tradizioni religiose, anche se rivisitate dai principi socialisti.
Nel primo articolo Sukarno mostra il carattere del progresso islamico, mentre il secondo affronta il problema della direzione politica che intende seguire insieme agli altri leader nazionalisti; in ‘Ringiovanire la comprensione dell’Islam’, egli mostra progressi e cambiamenti avvenuti nell’Islam, e promuove il ruolo della religione, come fattore capace di risorgere insieme alla nazione. A tale proposito, egli cita diverse opere, e dichiara che ‘la porta dell’ijtihad’, ovvero dell’interpretazione delle fonti islamiche, che non era chiusa, ma doveva essere riaperta. In questo modo, si sarebbe potuto lottare contro la stagnazione in cui versava il mondo islamico. Il secondo articolo, in cui viene analizzato il caso della Turchia, Sukarno esprime il suo punto di vista sulla politica e sulla secolarizzazione.
Dopo aver citato le sue fonti, Sukarno si oppone alla narrazione secondo cui, mediante la secolarizzazione, la Turchia avrebbe danneggiato l’Islam; al contrario, il leader nazionlista ritiene che la separazione tra Stato e religione ha permesso allo Stato turco di rivitalizzare l’Islam, consentendo ai due ambiti di svilupparsi. Inoltre, Sukarno analizza la lunga storia della Turchia, dall’era pre-islamica, alla fondazione del califfato, ed al declino di questo sistema politico-religioso; Sukarno, che era un filosofo e leader, ma non accademico nel senso moderno, racconta l’avvento dell’Islam in Turchia.
Il leader riteneva che il califfato islamico si fosse mescolato con gli affari politici e, in questo modo, avesse ridotto l’elemento di devozione religiosa, danneggiando la stabilità politica del Paese; Sukarno discute anche l’influenza della cultura greco-bizantina (romana) sul sistema del califfato islamico, che è stato continuato dagli Ottomani. Anche la caduta del califfato viene ampiamente discussa, e viene spiegata con l’impossibilità dell’istituzione califfale di sostenere il vasto stato turco; per questa ragione, Mustafa Kemal Ataturk ha preso il controllo, separando la sfera religiosa da quella statale. Non sorprende, dunque, che Sukarno insista sulla necessità di separare l’ambito religioso dal potere dello Stato; del resto, il suo pensiero era quello di un nazionalista, che viveva ancora sotto il giogo coloniale e non perdeva occasione di rafforzare lo spirito nazionalista ed il desiderio di rinascita per la nazione.
Sukarno, in effetti, condanna la tentazione di giudicare quanto avvenuto in Turchia senza vedere e leggere libri che descrivono accuratamente la vera situazione di questo Paese, che verrebbe accusato di ‘cose infondate’. In altre parole, il conservatismo religioso, che vorrebbe la restaurazione dello Stato islamico e del califfato, manterrebbe questa posizione senza una vera conoscenza della situazione reale, sulla base di pregiudizi ideologici. Per questa ragione, Sukarno non ritiene che l’abolizione del califfato e dell’ordinamento giuridico basato sulla sharia sia stata l’abolizione dell’Islam; al contrario, egli ritiene che la religione si è rinnovata ed è come ringiovanita.
Pertanto, l’idea di uno Stato islamico per l’Indonesia non sembra essere stata accettata da Sukarno, che considerava il califfato un retaggio del passato, che avrebbe causato un danno alla causa dell’Islam, oltre che a quella nazionale. Sukarno, in effetti, riteneva che la secolarizzazione avrebbe reso la religione più avanzata e libera, in quanto essa sarebbe diventata una questione individuale e popolare. Lo Stato, inoltre, ne avrebbe beneficiato, in quanto esso non sarebbe stato vincolato dalle dottrine religiose; del resto, Ataturk avrebbe affermato
Ho liberato l’Islam dalle sue catene statali affinché la religione islamica non rimanga solo una religione che ruota il rosario nelle moschee, ma diventi un movimento che porta alla lotta.
(Sukarno, Apa Sebab Turki Memisah Agama dan Negara, in Dibawah Bendera Revolusi, 1965m, p. 477)
Secondo Sukarno, la Turchia era stata liberata dal giogo dei leader religiosi (Sheikh Islam) che facilmente dichiarano e giudicano ciò che è sconsigliato, proibito e permesso, interpretando l’Islam secondo i loro interessi. Da questo punto di vista, Sukarno è ancora apologetico, ed afferma che il vero Islam non è quello praticato da coloro che sono retrogradi; al contrario, con la reciproca liberazione tra religione e Stato, entrambi diventano forti e indipendenti. Sukarno ha sottolineato che uno Stato non deve essere basato sulla religione, ma è fondamentale che i membri del governo e i rappresentanti del popolo seguano una morale religiosa; quest’ultima, di conseguenza, può diventare lo spirito di uno Stato che non è basato sulla religione.
Sukarno, allo stesso tempo, sottolineava anche che l’Islam non ha bisogno di essere aiutato e sostenuto dallo Stato, in quanto tale religione era capace di vivere in maniera indipendente, senza il supporto formale delle istituzioni statali. Per questa ragione, il leader sosteneva la reciproca indipendenza tra Stato e Islam, secondo il motto, ‘merdekanya negara dari Islam, merdekanya Islam dari negara!’, l’indipendenza dello Stato dall’Islam, l’indipendenza dell’Islam dallo Stato!”.
Nurcholish Madjid
Nurcholish Madjid, noto come Cak Nur, era nato nel 1939 a Jombang, ed ha giocato un ruolo di primo piano nella promozione di un Islam moderno; egli era noto per il suo favore alla democrazia, al pluralismo ed alla tolleranza. Nurcholish riteneva che il concetto di ‘Stato islamico’ non derivasse dall’Islam, ma dalla reazione apologetica verso l’Occidente e la sua cultura; in altre parole, l’aspirazione a formare uno Stato retto dalla sharia sarebbe stata determinata da un senso di inferiorità rispetto al modello occidentale. Tale atteggiamento, tuttavia, avrebbe generato arretratezza nel mondo islamico, ed in particolare nell’arena politica, sociale ed economica; inoltre, tale aspirazione sarebbe stata determinata dal legalismo.
Quest’ultimo si configura come la tendenza a considerare l’Islam una raccolta di leggi a cui obbedire, piuttosto che una religione; di conseguenza, lo Stato islamico diventava lo strumento per realizzare questa visione della religione. Di conseguenza, coloro che sostenevano uno Stato basato sulla sharia, avrebbero distorto la relazione tra lo Stato e la religione, che avrebbe portato alla crescita di istituzioni statali religiose, ma non giustificate dall’Islam.
Nurcholish, inoltre, sosteneva che l’espressione ‘stato islamico’, non avrebbe precedenti storici, e, a tale proposito, egli osservava l’ambigutà delle prove riguardanti il modello di successione dopo la morte di Muhammad, e, di conseguenza, la dimensione governativa non era centrale nell’Islam. In termini di sviluppo storico, poi, la possibilità di abbandonare gli Stati nazionali a favore dell’istituzione di un’entità statale universale (califfato) che comprendesse l’intero mondo islamico era considerata poco plausibile.
Per queste ragioni, Nurcholish non ravvisava nessuna incompatibilità tra l’Islam ed il nazionalismo, in quanto gli obiettivi islamici erano interconnessi, e non superiori ad altre posizioni; di conseguenza, i musulmani indonesiani non avevano bisogno di imporre allo Stato o al governo di diventare islamici. Invece, era rilevante il contenuto o la sostanza, piuttosto che l’aspetto formale, ad essere significativo, e, in effetti, un approccio culturale in senso ampio, comprendente educazione, dawah, arte e dinamica intellettuale, poteva aiutare il Paese a prosperare, piuttosto che l’imposizione formale della sharia.
Yudian Wahyudi
Yudian Wahyudi, nato nel 1960 a è un esponente del mondo accademico indonesiano, ed è attualmente responsabile del Badan Pembinaan Ideologi Pancasila (BPIP), ovvero della Agenzia per lo Sviluppo dell’Ideologia della Pancasila. La sua formazione gli consente di vantare una vasta conoscenza dell’Islam dal punto di vista accademico.
Secondo Yudian, il califfato era un sistema di governo ormai defunto ed irrilevante, che non doveva essere ristabilito; in altre parole, secondo questo esperto, il califfato apparteneva al passato, e non costituiva una sorta di obbligo sacro da parte dei musulmani. Egli notava che lo stesso termine Khalifah, non si trovava nel Quran, che usava invece l’espressione ‘califfo’, un vocabolo che indica una persona capace di risolvere i problemi, e non il capo di uno Stato teocratico. Per questa ragione, Yudian ha affermato che
L’Indonesia non ha bisogno di un califfato come sistema di governo, ma ha davvero bisogno di quanti più califfi possibile nel senso di professionisti che soddisfano le qualifiche e le competenze in vari campi.
(Riportato da Lahaji, & Faisal, A. (2023). “Caliphate no in Indonesia”: Nurcholish Madjid and Yudian Wahyudi critiques toward Islamic State discourse in Indonesian Islam. Cogent Social Sciences, 9(2), p. 5).
Yudian ha poi ricordato le ragioni per cui nessuno dei padri fondatori dello Stato Indonesiano ha proposto un califfato come forma di Stato per l’Indonesia indipendente; i leaders nazionalisti, come Sukarno, erano consapevoli che il califfato fosse un sistema di governo che apparteneva al passato, e che, di conseguenza, non poteva essere riproposto nei tempi moderni. L’esperienza di altre comunità islamiche, come quella del Marocco e dell’India, che rifiutarono l’idea del califfato, dimostrerebbe che questa posizione sia improponibile nel contesto attuale.
Islam e Pancasila nel Pensiero di Nurcholish e Yudian
Nurcholish ha raccomandato l’accettazione del Pancasila, ed ha giustificato questa posizione con due argomentazioni principali; per iniziare, i suoi valori sarebbero giustificati dagli insegnamenti islamici, e, in aggiunta, questa ideologia avrebbe la funzione di armonizzare i diversi gruppi sociali e politici. Per rafforzare questa raccomandazione, Nurcholish confronta la posizione e la funzione del Pancasila con la cosiddetta ‘Costituzione di Medina’. Sia i padri costituenti del 1945 che la comunità che accettò la Costituzione di Medina, non ritenevano questa Carta come alternativa o in contrasto con l’Islam, ma come parte di esso.
Sulla base di tali argomentazioni, Nurcholish ha affermato che i musulmani non dovrebbero avere particolari problemi nell’accettare la Pancasila, che non ha lo scopo di sostituire o rimuovere l’Islam, ma di conferire alla religione un ruolo differente. L’Islam, secondo questa visione, dovrebbe servire come fonte di ispirazione per lo Stato, ma non come base giuridica di un’entità statale islamica o di un califfato.
Similmente, anche Yudian ritiene che la Pancasila fosse qualcosa di estremamente positivo, e che, di conseguenza, essa doveva essere accolta con favore, allo scopo di rafforzare l’unità del Paese secondo il consenso nazionale. La Pancasila, da questo punto di vista, è stata percepita come un’ideologia ‘di mezzo’, moderata, che in seguito è diventata il carattere fondamentale della nazione indonesiana. Per questa ragione, è Pancasila e Islam sono compatibili, ed il punto di incontro tra queste due realtà sarebbe rappresentato dalla sua compatibilità con la dottrina islamica. Inoltre, l’ideologia di Stato sarebbe una kalimatun sawa’, un’affermazione capace di riconciliare le differenze, in quanto su di essa converge il consenso degli elementi della nazione indonesiana. Per questa ragione, Yudian ritiene che Pancasila ed Islam non si contraddicono, ma che la prima rappresenta la declinazione locale, indonesiana, delle legge islamica universale.
Conclusioni
Dalle osservazioni precedenti, emerge chiaramente che la società indonesiana non ha mai pensato al califfato come ad un’istituzione da ricostruire; sia i leaders nazionalisti, rappresentati da Sukarno, che i suoi intellettuali di spicco, come Nurcholish e Yudian, hanno affermato l’incompatibilità dell’istituzione califfale con i tempi moderni. Un elemento comune, in effetti, è rappresentato dalla concezione del califfato come un’istituzuione superata, che non appartiene all’Islam in senso stretto, ma che si è sviluppata nel corso della storia.
Di conseguenza, la narrativa secondo la quale il califfato e l’Islam sarebbero indissolubili sembra essere smentita; il rifiuto di restaurare questa istituzione, in effetti, è un elemento ricorrente in Indonesia, che è stato pensato come un Paese retto da un ordinamento laico, sebbene ispirato, in alcune aree, alla legge islamica. Si tratta di un condizionamento che non può essere negato o evitato, ma che non si deve necessariamente tradurre nella riscrittura delle leggi statali da parte della sharia; al contrario, il carattere laico e secolare dello Stato Indonesiano appare evidente e costante a partire dalla sua fondazione nel 1945.
Letture Consigliate
- Al Makin, Tanggalkan khalifah di bumi ini: Membaca Narasi Sukarno tentang Sekularisme Turki, Al-Tahrir, 16(2), 2016.
- Lahaji, & Faisal, A. (2023). “Caliphate no in Indonesia”: Nurcholish Madjid and Yudian Wahyudi critiques toward Islamic State discourse in Indonesian Islam. Cogent Social Sciences, 9(2).
- Harpendya, G., Sumantri, S. H., Wahyudi, B., Widodo, P., & Saragih, H. J. R. (2023). Islamic Caliphate: Conflict of Beliefs in the State System in Indonesia. International Journal Of Humanities Education and Social Sciences, 3(2).
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