Abstract
Le fatwa sono verdetti religiosi e servono ad orientare le coscienze e le scelte delle comunità islamiche nel mondo intero; per questa ragione, la loro autorità dipende da diversi e complessi elementi, come quelli economici e culturali. Le due fatawa proposte, quella del MUI del 2003 per la Palestina, e quella dell’Unione Internazionale dei Sapienti Islamici del 2025, sullo stesso argomento, confermano che le raccomandazioni date sono puramente indicative, e la loro attuazione dipende dalla libera scelta delle persone o degli enti politici o governativi.
Fatwas are religious verdicts and serve to guide the consciences and choices of Islamic communities worldwide; for this reason, their authority depends on various and complex elements, such as economic and cultural factors. The two proposed fatwas, the one from the MUI in 2003 for Palestine, and the one from the International Union of Muslim Scholars in 2025, on the same subject, confirm that the recommendations given are purely indicative, and their implementation depends on the free choice of individuals or political or governmental entities.
Introduzione – La Fatwa del MUI sulla ‘Palestina’ del 2003
Una fatwa è un verdetto rilasciato da un’autorità religiosa, singola o collegiale, in risposta ad un quesito specifico posto da un musulmano; a volte, tuttavia, la fatwa viene emessa in maniera spontanea, e serve come indicazione ai fedeli musulmani in particolari ambiti. Tipicamente, questo genere di editti non ha valore legale, a meno che non ci si trovi in uno Stato o giurisdizione islamica; può succedere, tuttavia, che il governo appoggi ufficialmente le posizioni espresse nelle fatawa o che più semplicemente i musulmani decidano spontaneamente di obbedire a quanto indicato dai sapienti islamici.
Esistono diversi studi, a tale proposito, che hanno indagato questo complesso (e controverso) argomento, come quello che riguarda la fatwa emessa dal Consiglio dei Sapienti Islamici dell’Indonesia (MUI); nel novembre del 2023 il MUI ha emesso la fatwa n. 83, con cui invitava i musulmani del Paese a ‘unirsi allo sforzo per la Palestina’. In pratica, il MUI dichiarava che i musulmani non potevano supportare Israele e la sua guerra contro Hamas, nemmeno indirettamente; in pratica, il MUI avrebbe dichiarato vietato secondo la sua interpretazione della legge islamica l’acquisto di prodotti e/o il sostegno di aziende che avrebbero aiutato lo Stato ebraico nella sua lotta.
Nel corpo della fatwa, disponibile online in lingua indonesiana (e scaricabile qui), si specifica chiaramente, che
(1) Mendukung perjuangan kemerdekaan Palestina atas agresi
Israel hukumnya wajib.
(1) Sostenere la lotta per l’indipendenza della Palestina contro l’aggressione
Israele è obbligatorio.
(Majelis Ulama Indonesia, Fatwa n. 83 dell’8 Novembre 2023, infra)
Tale lotta dovrebbe poi essere condotta anche mediante il supporto economico/finanziario,
(2) Dukungan sebagaimana disebutkan pada point (1) di atas,
termasuk dengan mendistribusikan zakat, infaq dan sedekah
untuk kepentingan perjuangan rakyat Palestina.
Il supporto come menzionato al punto (1) sopra,
incluso distribuendo zakat, infaq e sedekah
per il bene della lotta del popolo palestinese.
(Majelis Ulama Indonesia, Fatwa n. 83 dell’8 Novembre 2023, infra)
Mendukung agresi Israel terhadap Palestina atau pihak yang
mendukung Israel baik langsung maupun tidak langsung
hukumnya haram.
Sostenere l’aggressione di Israele contro la Palestina o le parti che
sostenere Israele sia direttamente che indirettamente
è vietato.
(Majelis Ulama Indonesia, Fatwa n. 83 dell’8 Novembre 2023, infra)
La fatwa, dunque, non parla (espressamente) di aiuto militare, o jihad, ma si limita a incoraggiare i musulmani ad unirsi alla ‘causa palestinese’, mediante il boicottaggio di prodotti e aziende, oltre che di partiti e forze politiche o intellettuali che appoggiano lo Stato di Israele.
Un Linguaggio Ambiguo
Come spesso accade, l’aspetto interessante di una fatwa non consiste tanto in quello che viene detto, ma in quello che viene implicato; per questa ragione, il linguaggio usato risulta volutamente ambiguo, come in questo caso. Oltre ai ‘divieti’ religiosi, in effetti, il MUI indica anche delle ‘raccomandazioni’, che completano il verdetto islamico;
- Umat Islam diimbau untuk mendukung perjuangan Palestina,
seperti gerakan menggalang dana kemanusian dan
perjuangan, mendoakan untuk kemenangan, dan melakukan
shalat ghaib untuk para syuhada Palestina.- Pemerintah diimbau untuk mengambil langkah-langkah tegas
membantu perjuangan Palestina, seperti melalui jalur
diplomasi di PBB untuk menghentikan perang dan sanksi pada
Israel, pengiriman bantuan kemanusiaan, dan konsolidasi
negara-negara OKI untuk menekan Israel
menghentikan agresi.- Umat Islam diimbau untuk semaksimal mungkin menghindari
transaksi dan penggunaan produk yang terafiliasi dengan
Israel serta yang mendukung penjajahan dan zionisme
- I musulmani sono invitati a sostenere la lotta palestinese,
come il movimento di raccolta fondi umanitari e
lotta, pregare per la vittoria, e fare
preghiera funebre per i martiri palestinesi.- Il governo è invitato a prendere misure ferme
aiutare la lotta palestinese, come attraverso la via
diplomazia all’ONU per fermare la guerra e le sanzioni su
Israele, invio di aiuti umanitari e consolidamento
paesi dell’OKI per esercitare pressione su Israele
fermare l’aggressione.- I musulmani sono invitati a evitare il più possibile
transazioni e utilizzo di prodotti affiliati con
Israele e quelli che sostengono la colonizzazione e il sionismo
(Majelis Ulama Indonesia, Fatwa n. 83 dell’8 Novembre 2023, infra)
E’ interessante notare l’accento posto sui ‘martiri palestinesi’, un concetto ambiguo che comprende non solamente le vittime civili, ma anche quelle militari; il testo originale parla di ‘syuahada’, ovvero di ‘testimoni’, senza specificare ulteriormente. Spesso, nelle preghiere pubbliche viene usato il termine ‘mujahedin’, ovvero ‘combattenti’, anche in questo caso per indicare sia la popolazione civile che i militari; in altre parole, non esiste un confine ben definito tra coloro che combattono, coloro che resistono, e coloro che si trovano nello scenario di guerra.
L’intero territorio designato come ‘Palestina’, ovvero l’attuale Stato di Israele, la Striscia di Gaza, il cosiddetto ‘West Bank’ (essenzialmente Gerusalemme) e la Cisgiordania, è considerato territorio ‘occupato’ e da ‘liberare’. Una delle funzioni della fatwa, in realtà, è cementare questa idea e innescare un atteggiamento di resistenza culturale e di ostilità verso Israele, spesso definito ‘agresif’, e ‘kriminal’; aggressivo e criminale.
Si tratta di due epitteti che non sono da intendere solamente in senso retorico e propagandistico, ma anche letterale; in altri termini, si porta avanti l’idea secondo cui la presunta illegalità di Israele (e dell’Occidente) si sarebbe sostituita alla ‘legalità islamica’ precedente. Del resto, il colonialismo appare periodicamente come leitmotiv della ‘lotta palestinese’, una lotta che viene associata a quella indonesiana contro la colonizzazione portoghese e olandese, europea.
Ricezione della Fatwa del MUI
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la fatwa del MUI n. 83 del 2023 ha ricevuto un giudizio ambivalente, che ha diviso la società indonesiana;


(Tabella presa da Mustofa, A., & Alfikri, F. (2025). MUI Fatwa authorithy: Social Movement to boycott Israeli Products through Instagram Social Media. Jurnal Analisa Sosiologi, 14(2), 273-274)
La controversia che ha accompagnato questa fatwa, emessa spontaneamente dal Majelis Ulama Indonesia, risulta coerente con altri verdetti religiosi emessi da questo ente religioso, come quella sul Golongan Putih (Golput), in cui si invitavano i musulmani dell’arcipelago a votare alle elezioni generali, ritenendo che la scelta di astenersi o non votare fosse contraria all’etica islamica.
La fatwa del Golput, inoltre, dava anche indicazioni sui leaders che dovevano essere scelti, i quali dovevano avere delle caratteristiche precise, ovvero essere pii musulmani, onesti e degni di fiducia, e con la volontà di difendere gli interessi dei musulmani. Si tratta di indicazioni che ricordano quelle date, in Italia, dalla Chiesa Cattolica negli anni Cinquanta e Sessanta; la retorica usata è infatti simile, e segnala che l’uso politico dell’Islam, in Indonesia, è vivo ed attuale. Anche questa fatwa fu accolta con sentimenti contrastanti, sia nel mondo reale che virtuale, e il dibattito fu più pronunciato rispetto alla fatwa sulla Palestina del 2023.
Boicottaggio Religioso
In seguito alla fatwa n. 83 del 2023 si sono presto diffuse, online, liste di prodotti e/o aziende che dovevano essere boicottate dai musulmani indonesiani; ciò nonostante, il MUI non ha mai indicato specifici prodotti o imprese, ma si è limitato a dare delle indicazioni generali. Del resto, il Majelis Ulama Indonesia non aveva (e non ha tuttora) l’autorità di chiedere il ritiro di ‘prodotti israeliani’, ma che sono certificati come ‘halal’, come alcune tipologie di datteri.
La popolazione generale, poi, ha una certa familiarità con i prodotti israeliani e dei loro affiliati, e ha deciso autonomamente se boicottarli o meno, a volte mediante azioni unilaterali e illegali di vigilantismo, che chiedevano la chiusura di esercizi commerciali ‘che non rispettavano la fatwa’ del MUI. Del resto, questi prodotti sono essenziali per l’economia indonesiana, e l’idea di rinunciarvi all’improvviso non appare praticabile. Una possibile autarchia economica imposta (di fatto) o suggerita dalle autorità religiose, dunque, appare impraticabile e non sostenibile.

Il boicottaggio, adottato da una parte consistente dei musulmani indonesiani è stato favorito dall’uso dei social media, che hanno contribuito a diffondere e amplificare i contenuti e i suggerimenti della fatwa del MUI. I social media, e Instagram in particolare, hanno contribuito a creare pressione sociale su coloro che hanno espresso dubbi o contrarietà alla fatwa, riuscendovi in alcuni casi; in questo modo, il Majelis Ulama Indonesia ha dato inizio ad un movimento che in seguito si è sviluppato più o meno autonomamente.
L’azione del MUI ha dunque avuto un successo parziale, ma non marginale, in quanto sono stati moltissimi i musulmani indonesiani ad accettare ed applicare la fatwa, integrandola nelle loro scelte di consumo. Si ricorda, in effetti, che la scelta di ritirare dal mercato alcuni prodotti spetta solamente al governo, che deve motivare tale decisione in base a criteri economici, e non solamente politici; per questa ragione, la fatwa del MUI può essere considerata simbolica, nella consapevolezza dello stesso Consiglio che non è possibile attuarla pienamente.
Fatwa del Qatar contro Israele (2025)
Il 28 marzo del 2025, l’Unione Internazionale degli Studiosi Islamici (UISI), con sede in Qatar, ha emesso una fatwa decisamente controversa, in cui si incita la jihad contro Israele, sia in senso economico che materiale. In questo caso, il verdetto non esclude l’azione militare, ma non è certamente limitato ad esso, in quanto la fatwa indica una serie di azioni, come la preghiera e l’elemosina, per aiutare direttamente la ‘causa palestinese’.
L’eventuale inazione dei musulmani (che pur potendo aiutare la causa palestinese non lo fanno) viene poi etichettata come ‘peccato grave’, ma, ciò nonostante la sua ricezione all’interno del mondo islamico è stata ambivalente. In altri casi, la portata e l’interpretazione di jihad è stato ristretto alla resistenza economica e culturale, come avvenuto in Indonesia; del resto, già la fatwa del 2023 (MUI) dava le medesime indicazioni. La consueta ambiguità del linguaggio usato, inoltre, consentono e incoraggiano interpretazioni differenti, che si adattano a contesti e culture anche molto differenti;
L’opzione militare, poi, è espressamente confermata dal punto 4 della fatwa,
The Committee rules that it is obligatory for Muslim and Arab states to form a unified military alliance to defend Islamic lands and safeguard their religion, lives, wealth, sovereignty, and honor. This obligation is urgent and must not be delayed, as delay leads to corruption and widespread fitnah.
Il Comitato stabilisce che è (religiosamente, ndr) obbligatorio per gli stati musulmani e arabi formare un’alleanza militare unificata per difendere le terre islamiche e salvaguardare la loro religione, vite, ricchezze, sovranità e onore. Questo obbligo (religioso, ndr) è urgente e non deve essere ritardato, poiché il ritardo porta alla corruzione e alla diffusione della fitnah.
(Fatwa of the Committee for Ijtihad and Fatwa at the International Union of Muslim Scholars regarding “The Ongoing Aggression on Gaza and the Suspension of the Ceasefire”, Fatwa del Comitato per l’Ijtihad e la Fatwa presso l’Unione Internazionale degli Studiosi Islamici riguardo a “L’Attuale Aggressione su Gaza e la Sospensione del Cessate il Fuoco”, 1 Aprile 2025)
La fatwa dell’Unione Internazionale dei Sapienti Islamici ricorre spesso al termine ‘obbligatorio’, agendo come se disponesse di un reale potere di vietare o imporre alcunché; invece, questo linguaggio viene usato in chiave retorica, allo scopo di mobilitare le comunità islamiche del mondo intero, sfruttando una supposta ‘autorità morale’.
Ricezione della Fatwa del Qatar in Indonesia
La menzionata fatwa emessa dall’UISI nel 2025 ha suscitato reazioni molto variegate nel mondo islamico, e, in Indonesia, le principali organizzazioni islamiche del Paese asiatico, incluso il MUI hanno offerto il proprio supporto al verdetto religioso, ma hanno escluso l’azione militare. Al contrario, l’interpretazione offerta si allinea perfettamente, confermandola, la fatwa emessa dal MUI nel 2023, e conferma che il mondo islamico, al netto delle differenze che lo possono caratterizzare, mostra una certa compattezza nel reagire di fronte a quelle che percepisce (a torto o a ragione) come aggressioni esterne.
Si consideri, in particolare, quanto affermato da Muhammadiyah,
Menurut Syafiq, Muhammadiyah pada dasarnya mendukung fatwa jihad tersebut karena jihad merupakan jalan perjuangan yang sejalan dengan dakwah amar makruf nahi mungkar. Namun, ia menekankan bahwa jihad tidak selalu identik dengan peperangan.
“Jihad bisa dimaknai dalam berbagai bidang, seperti ekonomi, pendidikan, dan kebudayaan,” ujarnya.
Dalam konteks konflik Israel-Palestina saat ini, Muhammadiyah memandang jihad sebagai upaya memberdayakan rakyat Palestina, menyerukan simpati global, serta mempromosikan pembebasan dan kedaulatan Palestina.
Secondo Syafiq, Muhammadiyah sostiene sostanzialmente la fatwa sul jihad perché il jihad è una via di lotta in linea con la predicazione di Amar Makruf Nahi Mungkar. Tuttavia, ha sottolineato che il jihad non è sempre sinonimo di guerra.
“Il jihad può essere interpretato in vari campi, come l’economia, l’istruzione e la cultura”, ha affermato.
Nel contesto dell’attuale conflitto israelo-palestinese, Muhammadiyah vede la jihad come uno sforzo per dare potere al popolo palestinese, suscitare compassione globale e promuovere la liberazione e la sovranità palestinese.
(Muhammadiyah.co.id, Muhammadiyah Sikapi Fatwa Jihad Internasional: Dukung Perjuangan Palestina Lewat Kemanusiaan, Muhammadiyah Risponde al Fatwa sul Jihad Internazionale: Sostiene la Lotta Palestinese Attraverso Azioni Umanitarie, 10 Aprile 2025)
In Indonesia, dunque, la fatwa dell’UISI è stata recepita, ma l’interpretazione rispecchia la linea e i valori dell’Islam indonesiano, tradizionalmente avverso agli interventi armati diretti; lo stesso governo Prabowo, poi, non ha mai paventato un intervento militare, ma sempre e solamente aiuti umanitari e resistenza culturale per la Palestina.
Conclusioni
Le due fatawa contro Israele, il primo del MUI indonesiano e il secondo dell’UISI qatariota, mostrano come i verdetti religiosi hanno una valenza soprattutto simbolica e morale, e indicano una direzione, sebbene il linguaggio usato farebbe pensare il contrario. Invece, l’urgenza e l’obbligatorietà sono da intendere in senso morale, etico, e non certamente legale; inoltre, l’aspetto legato alla resistenza morale o economica sembra prevalere su quello militare, non escluso ma certamente marginale e (fino ad ora) disapplicato.
Letture Consigliate
- Mustofa, A., & Alfikri, F. (2025). MUI Fatwa authorithy: Social Movement to boycott Israeli Products through Instagram Social Media. Jurnal Analisa Sosiologi, 14(2), 268-291.
- Hamdani, A. R. (2023). Fatwa in the Digital Age: Online Muftī, Social Media, and Alternative Religious Authority. Hikmatuna: Journal for Integrative Islamic Studies, 9(1), 53-63.
- Syatar, A., Hasyim, B., Saputra, A. T., & Ilham, M. (2024). Religious Authority in the Age of Instagram: Unveiling the Contestation of Islamic Discourses. Jurnal Adabiyah, 24(2), 182-201.