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Abstract

Il Medio Oriente è da sempre teatro di continui scontri, anche interni agli Stati, sull’idea e concezione dello Stato; la nascita di movimenti terroristici palestinesi, poi, è determinato dal tentativo di rivendicare diritti e rovesciare il verdetto dei campi di battaglia. Il gruppo Settembre Nero (Fedayeen) appare emblematico dell’incapacità palestinese di accettare uno scontro politico senza ricorrere alla violenza; del resto, l’Occidente non sempre ha saputo cogliere la reale portata e complessità di questi movimenti, che non rappresentano solamente un problema di ordine pubblico e sicurezza, ma anche, e soprattutto, culturale e sociale.


The Middle East has always been the scene of continuous clashes, even within states, over the idea and conception of the state; the emergence of Palestinian terrorist movements, then, is determined by the attempt to claim rights and overturn the verdict of the battlefields. The group Black September (Fedayeen) appears emblematic of the Palestinian inability to accept a political confrontation without resorting to violence; moreover, the West has not always been able to grasp the true scope and complexity of these movements, which represent not only a public order and security issue but also, and above all, a cultural and social one.


Introduzione – La Palestina, Visioni Contrastanti

Il progetto di uno Stato Palestinese ha sempre determinato attriti e scontri, sia interni che esterni, specialmente dopo la sconfitta nella guerra del 1967, scatenata, ancora una volta, da una coalizione di Stati arabi. L’iniziale debolezza dello Stato israeliano è stata sostituita da una crescente organizzazione e dotazione di uomini e mezzi, che hanno reso l’esercito israeliano una forza con cui confrontarsi; per queta ragione, la seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso è stata segnata da una strategia differente rispetto al primo ventennio di indipendenza dello Stato di Israele.

Gli Stati arabi sono diventati consapevoli della loro inferiorità militare, e, ai proclami della lotta contro gli ‘occupanti’, si è sostituita una linea più pragmatica; si nota, in particolare, che l’Egitto e la Giordania hanno iniziato a tessere relazioni meno conflittuali con Israele, allo scopo di tutelare i loro interessi nazionali. Per questa ragione, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Yasser Arafat, divenne un problema per gli Stati arabi; allo stesso tempo, si osserva che gli elementi più radicali di Siria e Iraq, invece, abbracciano la causa palestinese, e si schierano nel campo jihadistico e della lotta armata.

Per queste ragioni, nei territori palestinesi si formano diverse fazioni, che hanno idee contrastanti sulla natura e la funzione dello Stato palestinese; il Fronte Popolare Democratico per la Liberazione della Palestina (PDLFP), guidato da George Habash, riteneva che i diritti dei palestinesi sarebbero stati garantiti solamente mediante il rovesciamento dei governi arabi conservatori. Tuttavia, sia Fatah (conservatore) che il Fronte Democratico (di ispirazione socialista/comunista) si impegnarono in atti di guerriglia, con impatti evidenti per gli Stati confinanti.

Il Regno di Giordania, in particolare, diventò particolarmente esposta alle rappresaglie israeliane, a ragione del fatto che l’OLP usava il territorio giordano come base per gli attacchi; il Fronte Democratico, invece, adottò una strategia differente, quella del terrorismo internazionale. Si tratta di una strategia che il PDLFP adotta allo scopo di competere con l’OLP e di reclutare nuovi adepti per la sua causa, oltre che per suscitare clamore nei media e nell’opinione pubblica internazionale.


Il ‘Settembre Nero’ – Una Nuova Crisi in Medio Oriente

Nel Settembre del 1970 la Giordania reprime nel sangue la resistenza palestinese, e l’OLP viene espulso dal suo territorio; si forma un gruppo terroristico, noto come ‘Settembre Nero’, che si rende responsabile di una serie di attacchi, anche di alto profilo. Si pensi, in questo senso, all’assassinio del Primo Ministro della Giordania, nel novembre del 1971; si apre dunque un periodo di crisi, che viene osservato attentamente dall’Italia.

Negli stessi anni, effettivamente, questo Paese è stato interessato da forti ondate di terrorismo, sia di ispirazione marxista-leninista che fascista, che intendevano rovesciare l’ordine democratico e sostituirlo con una dittatura. Quest’ultima era presentata come la sola soluzione alle problematiche sociali ed economiche del Paese, e all’instabilità politica del suo sistema parlamentare; si tratta di un periodo oscuro, in cui si susseguono diversi attentati terroristici in cui perdono la vita molte persone.

Si pensi, in questo senso, alla Strage di Piazza Fontana del 1969, al fallito Colpo di Stato di Junio Borghese, e alla nascita della Brigate Rosse, formazione rivoluzionaria insurrezionale di estrema sinistra; in altre parole, la crisi del Medio Oriente si inserisce, in Italia, in uno scenario di estrema tensione, in cui gruppi con differenti ideologie cercano di imporre con la violenza le loro idee e la loro idea di Stato.

In pochi anni, l’opinione pubblica italiana diventa più favorevole alla causa palestinese, a ragione delle idee di sinistra che si diffondono e che portano a considerare la Palestina come una questione di ‘liberazione’, e di ‘rivoluzione’, concetti noti (e apprezzati) in Italia. Non sorprende, dunque, che proprio in questi anni si formino gruppi simpatetici al popolo palestinese, che cercano di alimentare e irrobustire relazioni politiche e culturali con la realtà medio-orientale.

Il Partito Comunista Italiano, poi, uno dei partiti comunisti più rilevanti del Vecchio Continente, si schiera apertamente a favore delle istanze palestinesi; la stessa posizione viene assunta anche dal Partito Socialista di Unità Proletaria. Anche se il sostegno alla Palestina è evidente, questi partiti non recidono tuttavia le relazioni con Israele; un altro Partito che inizia a schierarsi con la Palestina, poi, è anche il Partito Socialista Italiano.


Le Olimpiadi del 1972 – Uno Spartiacque Imprescindibile

Nel 1972 si tengono, a Monaco di Baviera, i Giochi Olimpici, e il Settembre Nero ne approfitta per mettere in scena un sanguinoso attacco terroristico a danno degli atleti israeliani; i terroristi, come noto, irrompono negi spogliatoi degli atleti di Israele e li prendono in ostaggio, dopo averne uccisi due. In cambio dei ‘prigionieri’, i terroristi chiedono la liberazione di oltre 200 miliziani palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane, e 2 leaders del gruppo tedesco (terroristico) ‘Rote Armee Faction’, ‘Gruppo dell’Armata Rossa’.

Il rifiuto di negoziare con i terroristi viene sostituito dal piano di trasferire degli ostaggi in Egitto, ma il piano delle autorità tedesche, che avrebbero dovuto liberare gli atleti durante il trasferimento all’aeroporto, finisce in un bagno di sangue. Alla fine rimangono uccisi 11 atleti, 5 terroristi e un poliziotto, mentre altri tre terroristi vengono arrestati; non sorprende, dunque, che tale episodio abbia ricevuto una considerevole attenzione da parte dei media.

Le autorità tedesche vennero accusate di non aver preso le necessarie misure di sicurezza per garantire il corretto svolgimento dei Giochi, e per non essere riuscite a liberare gli ostaggi; inoltre, le Olimpiadi continuarono dopo questo episodio, innescando ulteriori polemiche.

Il quotidiano del Partito Comunista Italiano, l’Unità, nell’edizione del 6 settembre 1972, condanna senza appelli l’atto terroristico, con un titolo in prima pagina decisamente evocativo;

Edizione del 6 settembre 1972 de l’Unità

‘Gesto esecrabile’, ‘Criminale Impresa’, ‘Commando Terrorista’, sono le parole usate per descrivere quanto accaduto in due giorni di pura follia, che invece avrebbero dovuto essere caratterizzati dalle cronache sportive. Il testo dell’articolo condanna in maniera inequivocabile un’azione che doveva essere evitata, in quanto ha portato solamente caos e confusione; inoltre, la ‘causa palestinese’ non ne ha certamente giovato.

Israele, nel tentativo di colpire i responsabili di questo massacro, colpirono le basi dell’OLP in Libano e Siria, causando una nuova strate di civili palestinesi; la stampa e l’opinione pubblica italiana condannarono il gesto di Settembre Nero.

A livello internazionale le interpretazioni furono (e sostanzialmente rimangono) due, ovvero la contrapposizione tra ‘Nord’ e ‘Sud’ del mondo, da una parte, oppure la lotta tra un Occidente democratico e un Oriente autoritario. Secondo la prima visione, il conflitto tra Israele e la Palestina era da inquadrare come una lotta di liberazione coloniale, mentre secondo la teoria alternativa si trattava di una lotta tra la democrazia e l’autoritarismo.

Settembre Nero venne condannato dalla sinistra parlamentare italiana in quanto questo gruppo danneggiava (secondo questa visione) la causa Palestinese, ed era nato da una ideologia ‘errata‘; la liberazione della Palestina, invece, sarebbe stata garantita solamente da una continua azione di gueriglia, al pari di quelle che avevano incendiato altri Paesi asiatici (Vietnam). In tale contesto, Re Hussein di Giordania veniva accusato di aver impedito la nascita di una vera e propria resistenza palestinese, che non era certamente rappresentata da Settembre Nero. Ci fu però una parte della sinistra, quella extra-parlamentare (formazioni terroristiche come Potere Operaio), che ebbero parole di sostegno per quanto osservato a Monaco di Baviera.


La Sinistra e la Palestina – Un Connubio Evidente

La sinistra italiana sosteneva (e sostiene) la causa della Palestina, in quanto essa si inserirebbe nella lotta contro il colonialismo, vero o supposto; il 10 settembre del 1972, il Segretario del PCI, Enrico Berlinguer, afferma che il metodo terroristico di Settembre Nero deve essere condannato, ma che, allo stesso tempo, le problematiche del Medio Oriente devono essere affrontate. La radice delle tensioni, secondo il Segretario, sarebbe stata l’incapacità di ascoltare le richieste dei popoli emergenti (come quello palestinese), e, allo stesso tempo, il declino crescente del capitaismo.

Il 13 settembre 1972, l’Unità pubblica un comunicato ufficiale del PCI sulla situazione medio-orientale e in Vietnam; ‘Lottare perché l’Italia contribuisca ad una giusta pace nel Vietnam e nel M.O.’ è l’articolo che riassume la posizione ufficiale del Partito Comunista Italiano su queste tematiche.

La Direzione del PCI ha
inoltre preso in esame la
questione del Medio Oriente.
dove si e andata creando
una situazione sempre piu
drammatica, e gravida di ancor
più grandi pericoli per
la pace. Prendendo a movente
il disperato e cieco gesto
terroristico di Monaco
di Baviera e la strage che
ne è seguita, il governo di
Israele conduce azioni terroristiche
miranti esplicitamente
a colpire i campi dei
profughi palestinesi in Siria
e nel Libano. Decine e
decine di civili, tra cui donne
e bambini, hanno perso
la vita in questi bombardamenti.
II PCI ha fermamente condannato
il gesto terrorista
di Monaco di Baviera e condanna
il metodo del terrore
come strumento di azione
politica. Con altrettanta fermezza
esso denuncia la gravità gravita
del fatto che il governo
di Israele, facendo proprio
e applicando il principio
della rappresaglia indiscriminata,
non soltanto si
pone contro le leggi internazionali
ma contribuisce ad
alimentare una spirale senza
fine di odio e di violenza,
che e in contrasto con ogni
tentativo di ricercare una
soluzione di pace e di giustizia
nel Medio Oriente. In
questa politica il governo di
Israele è direttamente appoggiato
dagli Stati Uniti
d’America, che hanno impedito,
con il loro veto al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU,
la condanna di questi
bombardamenti di rappresaglia
e continuano, dal canto
loro, bombardamenti terroristici
sulle citta della Repubblica
democratica del
Vietnam.

(Direzione del PCI, Lottare perché l’Italia contribuisca ad una giusta pace nel Vietnam e nel M.O, l’Unità,13 settembre 1973, . 1)

La maggior parte della sinistra italiana, dunque, condanna il terrorismo, ma anche l’escalation avviata da Israele, il cui compito sarebbe stato quello di una pacificazione, ma senza azioni di rappresaglia; la condanna di Berlinguer, del resto, non è certamente isolata. Anche Natta, storico dirigente del PCI, afferma che le azioni di Settembre Nero non sono compatibili con la dottrina marxista, e sono, dunque, da censurare. La guerra, tuttavia, viene considerata come lo strumento errato, in quanto portatrice di ulteriore fanatismo da parte dell’Occidente (‘nuove crociate’) e del mondo arabo (terrorismo); invece, egli ritiene che la soluzione a questo dilemma consista nell’affrontare i ‘veri problemi’, ovvero l’arretratezza, il sottosviluppo e la fame. Si potrebbe obiettare che l’analisi dei dirigenti del PCI non era (e non è tuttora) equilibrata, in quanto equipara la reazione di Israele di difesa (tra l’altro esagerandola), a quella dei terroristi di Monaco, completamente ingiustificata.


I Conflitti Visti da Oltreoceano

Una visione ben diversa da quella italiana è quella degli Stati Uniti d’America, superpotenza che, negli anni Settanta del secolo scorso, era in aperto conflitto con l’Unione Sovietica; il sentimento anti-comunista era decisamente diffuso, e l’interpretazione degli eventi in Medio Oriente non sorprende. Il gruppo del Settembre Nero viene collegato ai Fedayeen, e viene condannato senza appelli; la medesima sentenza la si rinviene sul conflitto tra Israele e i palestinesi.

Da questo brano tratto da un rapporto della CIA (ora desecretato) si evince chiaramente che gli Stati Uniti d’America interpretano questi eventi secondo la prospettiva (Ovest-Est), e non Nord e Sud del Mondo; l’insurgenza palestinese viene etichettata come un pericolo terroristico e il problema inquadrato come un’istanza di ordine pubblico, sicurezza e stabilità.

The fedayeen Black September
Organization, responsible for terrorist spectaculars
in Munich and Bangkok, is holding the US ambassador
and deputy chief of mission, three other diplo-
mats, and dependents in Khartoum as hostages for
guerrillas held in Jordan.

I fedayeen di Settembre Nero
Organizzazione, responsabile degli spettacolari attacchi terroristici
a Monaco e Bangkok, sta tenendo in ostaggio l’ambasciatore degli Stati Uniti
e il vice capo della missione, tre altri diplomatici
mats e familiari a Khartoum come ostaggi per
guerriglieri detenuti in Giordania.

(CIA, Central Intelligence Bulletin, 3 marzo 1973, p. 3)

Sebbene questa visione sia sostanzialmente corretta, essa tralascia aspetti importanti, ovvero la matrice ideologica da cui sono nati questi movimenti (e da cui ne nasceranno altri in futuro); l’aspetto culturale, in effetti, è prevalente, ma esso non rientra nelle analisi dei servizi di intelligence statunitensi degli anni Settanta. Invece, ci si concentra quasi esclusivamente su analisi (corrette) che vertono sulla sicurezza, ma che non affrontano la radice dei problemi sottostanti; anche i quotidiani e i periodici continuano a insistere sulla ‘minaccia rossa’ e sul terrorismo palestinese, senza però inquadrare questi fenomeni nella loro complessità.


Conclusioni

Il conflitto decennale tra Israele e la Palestina è determinato da ragioni storiche che nella maggior parte delle analisi vengno taciute, oppure piegate e strumentalizzate per discorsi partigiani; eventi drammatici come quello delle Olimpiadi di Monaco del 1972, invece, dovrebbero innescare una riflessione più approfondita sulle cause che determinano l’emersione di gruppi terroristici come Settembre Nero. Solamente un’analisi approdonfita e multi-fattoriale permette di inquadrare correttamente fenomeni caratterizzati da questo livello di complessità, che non possono essere ridotti a semplici problemi di sicurezza e ordine pubblico.

Al contrario, il terrorismo palestinese (sia degli anni Settanta che attuale) può e deve essere compreso nei suoi aspetti culturali e sociali; anche se le metodologie terroristiche vanno condannate senza appelli, non si possono ignorare le richieste legittime, che evidentemente non possono essere soddisfatte da atti terroristici, ma da una genuina politica che rinunci alla violenza come strumento di lotta politica.


Letture Consigliate

  • Formigoni, G. (2025). Italy and the’Shock of the Global’during the 1970s.
  • Shay, S. (2017). The axis of evil: Iran, Hizballah, and the Palestinian Terror. Routledge.
  • Moghadam, A. (2003). Palestinian suicide terrorism in the second intifada: Motivations and organizational aspects. Studies in conflict and terrorism26(2), 65-92.


Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 hai iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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