- Una Situazione Complessa
- Le Missioni nel Primo Dopoguerra
- Una Testimonianza Coeva
- La Rilevanza della Società Missionaria Indiana
- Una Voce da Riscoprire
- Letture Consigliate
Dopo aver subito restrizioni significative, le attività e missioni cattoliche conoscono un nuovo slancio a partire dagli ultimi due decenni del XIX secolo; il XX secolo è indicato come il periodo della rinascita, come dimostrano iniziative quali ‘Onze Missien’, organo della Indische Missie Vereeniging, la Società Missionaria Indiana.
After enduring significant restrictions, Catholic activities and missions experienced a new impetus starting in the last two decades of the 19th century; The 20th century is referred to as the period of rebirth, as evidenced by initiatives such as ‘Onze Missien’, the organ of the Indische Missie Vereeniging, the Indian Missionary Society.
Na aanzienlijke beperkingen te hebben ondergaan, beleven katholieke activiteiten en missies sinds de laatste twee decennia van de 19e eeuw een nieuw elan; De twintigste eeuw wordt aangeduid als de periode van wedergeboorte, zoals blijkt uit initiatieven zoals ‘Onze Missien’, het orgaan van de Indische Missie Vereeniging, de Indische Zendingsgenootschap.
Una Situazione Complessa
Il Primo Conflitto Mondiale ha determinato devastazioni su vasta scala, in seguito ad anni di economia di guerra e di combattimenti che hanno decimato le popolazioni; sebbene i Paesi Bassi si fossero dichiarati neutrali, essi non poterono evitare gli effetti di una guerra globale. Anche nelle Indie Orientali Olandesi, non direttamente colpite dal conflitto, si ebbero ripercussioni molto pesanti, non solamente dal punto di vista economico, ma anche sociale.
Un aspetto che probabilmente viene trattato in maniera marginale riguarda la situazione delle missioni, la cui importanza, lo si ricorda, non risiede solamente nell’aspetto spirituale, ma anche (e in questa sede è quello rilevante) quello sociale e politico. L’evangelizzazione, in effetti, era comunque legata all’amministrazione della colonia, come ricordano le osservazioni dei missionari nel 1914; evidentemente, avere una larga popolazione indigena cristiana avrebbe favorito gli interessi dei Paesi Bassi.
Amministrare una colonia parzialmente convertita al cristianesimo avrebbe rappresentato un prezioso ponte per le politiche coloniali, che si sarebbero dirette a indigeni, ma cristiani; la comune religione avrebbe permesso di evitare molti dei conflitti che in seguito furono alimentati dal nazionalismo religioso.
Invece, le statistiche, nel 1930 (censimento ufficiale), non lasciavano spazio a possibili dubbi rispetto alla composizione socio-demografica della colonia tropicale; oltre il 95% della popolazione era costituita da ‘indigeni’, per la stragrande maggioranza musulmani. Pertanto, non è possibile ritenere che nel 1919 o negli anni successivi la situazione fosse differente.
Le Missioni nel Primo Dopoguerra
La situazione delle missioni viene riepilogata in maniera plastica dall’incipit dell’articolo di Mons Claessens, membro della Società del Verbo Divino, che nel 1927 diventerà Vicario Apostolico di Padang (da non confondere con il vicario apostolico di Batavia tra il 1873 e il 1894, J.D Claessens), ricordava che
Wanneer er ooit een tijd is geweest, dat het vraagstuk de verzorging der missiën de aandacht heeft getrokken der Katholieke wereld, dan is dat wel in onze dagen, nu DRS, ten gevolge van den langdurigen oorlog de hulpbronnen vän vele missiën zijn uitgeput en door de belemmering der scheepvaart de prijzen der levensmiddelen zijn gestegen tot eene hoogte, die de voorziening zelfs van
de noodzakelijkste behoeften zoo goed als onmogelijk maakt.
Se mai è esistito un periodo in cui la questione della cura delle missioni abbia attirato l’attenzione del mondo cattolico, è certamente nei nostri giorni, ora che la DRS (il fronte Russo-Tedesco, ndr), a causa della lunga guerra, ha esaurito le risorse di molte missioni e l’ostacolo alla navigazione ha fatto salire i prezzi dei generi alimentari a un livello che rende quasi impossibile provvedere anche ai bisogni più essenziali.
J.D. Claessens, De Missien en Hare Vergonzing, Le Missioni e la loro Cura, in Onze Missien in Oost en West-Indie, 2(4), 1919, p. 183.
Il missionario olandese dipinge in poche parole un quadro preoccupante ma realistico, e conferma gli effetti indiretti della Grande Guerra; per i missionari, il colpo inferto è stato durissimo, in quanto molti di essi sono stati chiamati alle armi, oppure si sono ammalati e sono morti, oppure sono impossibilitati a continuare il lavoro missionario.
Per queste ragioni, il missionario invoca una maggiore responsibilizzazione dei fedeli, che devono cooperare e contribuire maggiormente al lavoro delle missioni; si profila, dunque, un modello differente rispetto a quello passato. In particolare, si intravvede una strategia che punta maggiormente sul laicato, una scelta necessaria considerando la situazione dopo la Grande Guerra.
Una Testimonianza Coeva
Le pagine di Onze Missien (Le Nostre Missioni) che sono state menzionate rappresentano una straordinaria testimonianza coeva e diretta, sebbene filtrata dalla ‘lente’ missionaria, dell’immediato dopoguerra nella colonia tropicale. Spesso l’attenzione viene dedicata ad elementi come l’economia o la politica, ma ci si dimentica che in questo periodo (quello coloniale) i missionari (sia cattolici che protestanti) erano testimoni e protagonisti privilegiati di questo ambito.
Monsignor Mathias Joannes Dominicus Claassens (1889-1948), in particolare, è stato protagonista ‘sul campo’, in quanto è stato missionario per anni nelle Indie Orientali; per questa ragione, egli viene indicato come ‘oud-missionaris’,ovvero ex-missionario, anche ‘missionario esperto’.
Del resto, la fondazione della Società Missionaria Indiana risale ad un progetto congiunto di diversi ordini religiosi e autorità olandesi, tra i quali figura, appunto, Mons Claessens;
Op den 9den September 1912 vergaderden, op uitnoodiging van den heer W. H. Bogaardt, afgevaardigde der Tweede Kamer der Staten-Oeneraal voor Breda, in het Capucijnen-klooster te ‘s-Hertogenbosch, voor de oprichting der Indische Missie-Vereeniging, de heeren: (…)
Il 9 settembre 1912, su invito del signor W. H. Bogaardt, deputato della Seconda Camera degli Stati Generali er Breda, si riunirono, nel chiostro del convento dei Cappuccini di Hertogenbosch, per
la fondazione della Società Missionaria Indiana, i signori: (…) (segue elenco dei fondatori).
Onze Missien in Oost en West-Indie, Feestnummer, 1912-1922, 9 September, 1922, Sittard, p. XIII

Tra i titoli attribuiti a Claessens non si rivengono indizi che facciano pensaere ad una dignità episcopale, ovvero ‘Eccellenza’ o ‘Vescovo/Arcivescovo di’; pertanto, è lecito assumere che egli fosse un ‘semplice’ monsignore, un sacerdote con dignità particolari, ma non episcopali. Del resto, se fosse stato un vescovo, sarebbe stato chiaramente indicato, come avviene per altri fondatori della Società Missionaria; la presenza di un ulteriore prelato, in effetti, sarebbe stata valorizzata per rafforzare le credenziali della nuova associazione, e non certamente nascosta. Inoltre, i sacerdoti ‘semplici’ sono indicati come ‘pastor’, ponendo un confine netto tra coloro che avevano una dignità e giurisdizione ordinarie (parroco, ecc.) da coloro che, pur rimanendo sacerdoti (con diritti e doveri connessi), avevano incarichi o dignità particolari, come i Monsignori.
Il numero speciale di Onze Missien (1922) spiega nel dettaglio la genesi della Società Missionaria Indiana, di cui si riporta un breve stralcio,
Reeds in 1908 had de heer Bogaardt het voornemen te kennen gegeven om onder de Nederlandsche Katholieken een bond te stichten tot bevordering en verdediging der Katholieke Missiën in Oost- en West-Indië. Besprekingen met vrienden dier Missiën, met de HoogEerw. Paters Provincialen van Orden en Congregatiën, die Missiën hebben in onze Koloniën, briefwisseling met de Apostolische Vicarissen in de Overzeesche bezittingen en overleg met het Doorluchtig Episcopaat van Nederland hadden aan zijn opzet een vasten vorm gegeven.
Già nel primo trimestre del 1908, il signor Bogaardt (fondatore e primo presidente della Società Missionaria Indiana, ndr) aveva espresso l’intenzione di fondare tra i cattolici olandesi un’associazione per la promozione e la difesa delle missioni cattoliche nelle Indie orientali e occidentali. Le discussioni con gli amici delle Missioni, con i Reverendi Padri Provinciali degli Ordini e delle Congregazioni che hanno Missioni nelle nostre Colonie, la corrispondenza con i Vicari Apostolici nei possedimenti d’oltremare e le consultazioni con l’Illustre Episcopato dei Paesi Bassi avevano dato una forma definita al suo progetto.
Onze Missien in Oost en West-Indie, Feestnummer, 1912-1922, 9 September, 1922, Sittard, p. XIV
Da notare che nel 1912, anno della fondazione della Società Missionaria che poi esprimerà il bollettino ‘Onze Missien’, è stato fondato anche Sarekat Islam, un’altra società, ma islamica, e non propriamente missionaria, se non sui generis. E’ proprio in questo anno che SI eredita la struttura della precedente SDI (attiva dal 1905 secondo alcune fonti, dal 1908 secondo altre), ed acquisisce un profilo più sociale e confessionale e meno economico.
La Rilevanza della Società Missionaria Indiana
La fondazione della Società Missionaria Indiana nel 1912 assunse una particolare rilevanza, che si può apprezzare dal contesto in cui avvenne; bisogna ricordare, a tale proposito, che le missioni cattoliche avevano subito numerose e importanti restrizioni da parte delle autorità olandesi fino all’inizio del secolo.

Pertanto, la fondazione della Società Missionaria segnava un passo importante per le attività missionarie cattoliche, come osserva il fondatore e primo presidente;
De concept-statuten der toekomstige vereeniging hadden de goedkeuring van het Doorluchtig Episcopaat verworven. Thans was de tijd gekomen om tot oprichting van de vereeniging
over te gaan. Bogaardt zeide in zijn openingsrede, dat hij dien dag als den ge’ukkigsten dag van zijn leven beschouwde, omdat het werk, dat onder zoo schoone auspiciën een aanvang nam, met den gewaarborgden steun der aanwezige Missievrienden, de koloniale Missiën zou gaan opheffen uit den toestand van isoleering, waarin zij zich tot nu toe ten opzichte van ons vaderland bevonden.
Gli statuti provvisori della futura associazione avevano ottenuto l’approvazione dell’Illustre Episcopato. Era dunque giunto il momento di procedere alla fondazione dell’associazione. Bogaardt disse nel suo discorso di apertura che considerava quel giorno il più felice della sua vita, perché l’opera che iniziava sotto così buoni auspici, con il sostegno garantito degli amici missionari presenti, avrebbe sollevato le missioni coloniali dallo stato di isolamento in cui si trovavano fino ad allora rispetto alla nostra patria.
Onze Missien in Oost en West-Indie, Feestnummer, 1912-1922, 9 September, 1922, Sittard, p. XIV
Tale evento, in effetti, segna un passo fondamentale per collegare le missioni d’oltremare alle strutture ecclesiali olandesi; in altre parole, si realizzava una maggiore integrazione tra la Chiesa Riformata presente nella madrepatria e le missioni nei territori coloniali.
Het zal wel niet dikwijls gebeurd zijn, dat een poging om een nieuwe beweging in het leven te roepen, zoo schielijk en in zoo’n omvang succes had, als het geval is geweest met Pater van Rijckevorsel’s opwekking tot „Missieactie in Nederland”. Er is nog geen jaar verloopen sinds zijn bazuinstoot geklonken heeft en reeds is half Katholiek Nederland gemobiliseerd. De Apostolische Priesterbond behoefde maar even bekend te worden om ‘n kleine duizend priesters onder zijn vaandel te zien toestroomen. Onze bladen en tijdschriften hebben eenparig de trom geroerd, oproepend ten heih’gen kruistocht. Den Bosch met zijn Katholiekendag blies „verzamelen” op ‘n wijze die zelfs kenners van dit missie-bisdom verrassen moest. En nu ligt daar op eens weer als laatste vrucht op onze tafel, Onze Mtssiën in Oost- en West-Indië, Tijdschrift der Indische Missie-Vereeniging, onder redactie van de Heeren W. H. Bogaardt, Lid der Tweede Kamer S. G., J. P. van den Heuvel, Deken te Tilburg en den bekenden oud-missionaris van Buitenzorg, Mgr. M. J. D. Claessens te Sittard.
Non succede di frequente che un tentativo di dare vita a un nuovo movimento abbia avuto un successo così rapido e su così vasta scala come nel caso dell’appello di Padre van Rijckevorsel all’azione missionaria nei Paesi Bassi. Non è ancora passato un anno da quando il suo squillo di tromba ha risuonato, e già mezza Olanda cattolica è stata mobilitata. La Fraternità Sacerdotale San Pietro ebbe bisogno solo di un breve periodo per vedere affluire sotto la sua bandiera quasi mille sacerdoti. I nostri giornali e riviste hanno suonato all’unisono il tamburo, chiamando a una santa crociata. Den Bosch, con la sua Giornata dei Cattolici, ha dato un nuovo significato al termine “radunarsi” in un modo che ha sorpreso anche gli esperti di questa diocesi missionaria. E ora giace lì, di nuovo come ultimo frutto sul nostro tavolo, il nostro Missiën, nelle Indie Orientali e Occidentali, Giornale della Società Missionaria Indiana (enfasi mia), sotto la redazione dei Signori W. H. Bogaardt, Membro della Seconda Camera S. G., J. P. van den Heuvel, Decano a Tilburg e il noto ex missionario di Buitenzorg, Mons. M. J. D. Claessens a Sittard.
Onze Missien in Oost en West-Indie, Feestnummer, 1912-1922, 9 September, 1922, Sittard, p. XXVII-XXVIII
Il bollettino/rivista Onze Missien, dunque, si inserisce all’interno di una strategia più ampia di cattolicizzazione, di espansione del cattolicesimo in territori a maggioranza o guida protestante; si parla esplicitamente di ‘crociata’, non in senso militare ovviamente, ma spirituale. Per queste ragioni, tale rivista costituisce una testimonianza storica di primo piano di eventi la cui rilevanza si spinge ben oltre il semplice conflitto tra cattolici e protestanti.
Una Voce da Riscoprire
Onze Missien costituisce uno dei materiali storici che solitamente sono circondati da un doppio sospetto, quello della colonizzazione, presentata come il ‘male assoluto’, e quello del proselitismo cattolico, abbandondato o posto in secondi piano dopo il Concilio Vaticano II. Un’attenta analisi delle fonti primarie, invece, rivela un quadro decisamente più complesso ed articolato; Onze Missien, da questo punto di vista, rappresenta una fonte preziosa ma sconosciuta, pubblicata fino al 1967.
Riscoprire queste pagine significa riappropriarsi di una parte fondamentale della storia coloniale del Novecento; questa rivista, in effetti, rappresentava le speranze e le ambizioni dei cattolici dopo la fine delle restrizioni alle loro attività da parte delle autorità calviniste. Per queste ragioni, Onze Missien non può essere considerata una delle riviste missionarie dell’era coloniale, ma uno dei protagonisti del Novecento.
Letture Consigliate
- Steenbrink, K. (2003). Catholics in Indonesia 1808–1942. KITLV Press / Brill.
- Camnahas, A. (2020). The Catholic Mission in the Lesser Sunda Islands (1913-1942). IFTK Ledalero.
- Indische Missie-Vereeniging. (1922). Onze missiën in Oost- en West-Indië: Koloniaal missie-tijdschrift van de Indische Missie-Vereeniging – Feestnummer 1912–1922. Sittard: Claessens.

