soekarno
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Nel 1961 un rapporto della CIA, ora desecretato, conferma che il Partito Comunista Indonesiano, il PKI, era una forza politica in ascesa, dotata anche di un apparato paramilitare significativo; anzi, secondo gli esperti di Langley, il PKI era il partito più strutturato e con un maggior consenso.

The Indonesian Communist Party (PKI)
is the best-organized, the best-led, and probably
the largest political party in the country.
Its membership is about 1.5 million and if national
elections were held in the near future
it would probably poll more votes than any
other party.

Il Partito Comunista Indonesiano (PKI) è il partito meglio organizzato, meglio guidato e probabilmente il più grande partito politico del paese.
La sua adesione è di circa 1,5 milioni e se si tenessero elezioni nazionali nel prossimo futuro, probabilmente otterrebbe più voti di qualsiasi altro partito.

CIA, Outlook in Indonesia with Special Reference to West New Guinea, 1961, p. 3

Come noto, le uniche elezioni tenute dopo l’indipendenza, prima della stagione della reformasi, sono state quelle, inconcludenti, del 1955; nel 1961 il Paese era già sotto il regime della democrazia guidata, in cui il potere era saldamente accentrato nelle mani di Soekarno. Parte della prosperità e della forza del PKI era il sostegno, anche economico, ricevuto dall’allora Unione Sovietica, con cui l’Indonesia era politicamente allineata.

Negli stessi anni, un altro problema emergeva nella giovane repubblica, la questione, ancora irrisolta, del ‘West Irian’, Papua Occidentale, ancora amministrata dagli olandesi come un possedimento coloniale; il rapporto del 1961 conferma i tentativi dell’Indonesia di risolvere la disputa in maniera diplomatica, senza disdegnare il ricorso alla pressione militare.

Although the Indonesian leaders, particularly
Sukarno, consciously and cynically use
the West New Guinea issue to play upon public emotions, most of them genuinely believe
that continuing Dutch control over the territory
is a potential threat to Indonesian Security
and that Indonesian independence will
not be complete until West New Guinea is
under Indonesian control. There can be no
doubt that the “liberation of West Irian”’ is
a major objective of Indonesian foreign policy
and that failure, thus far, to make any real
progress toward that objective is a source of
frustration to most Indonesian leaders.

Sebbene i leader indonesiani, in particolare Sukarno, utilizzino consapevolmente e cinicamente la questione della Nuova Guinea Occidentale per giocare sulle emozioni del pubblico, la maggior parte di loro crede sinceramente che il continuo controllo olandese sul territorio sia una potenziale minaccia per la sicurezza indonesiana e che l’indipendenza indonesiana non sarà completa finché la Nuova Guinea Occidentale non sarà sotto controllo indonesiano. Non ci possono essere dubbi che la “liberazione dell’Irian Occidentale” sia un obiettivo importante della politica estera indonesiana e che il fallimento, finora, di fare progressi reali verso tale obiettivo sia fonte di frustrazione per la maggior parte dei leader indonesiani.

CIA, Outlook in Indonesia with Special Reference to West New Guinea, 1961, pp. 7-8.

Il Rapporto sottolineava anche, realisticamente, che non tutti i leaders indonesiani, come Nasution, condividevano la linea dura ed intransigente di Soekarno, ma che, allo stesso tempo, essi erano costretti ad allinearvisi. Inoltre, con un tocco di realismo, si osservava (p. 8) che,

The indigenous Papuan population, numbering
approximately 700,000, are a very primitive
people. Most of them are probably
reasonably satisfied with the present order of
things. The Papuans in general, and the
hahdfui of semieducated ones in particular,
distrust and consider as rivals the people of
Indonesian descent living in West New Guinea.
The more than 10,000 resident Indonesians
are probably the chief target of covert operations
and subversive activities from without.

La popolazione indigena papuana, che conta circa 700.000 persone, è un popolo molto primitivo. La maggior parte di loro è probabilmente ragionevolmente soddisfatta dell’ordine attuale delle cose. I papuani in generale, e in particolare gli hahdfui semieducati, diffidano e considerano rivali le persone di origine indonesiana che vivono nella Nuova Guinea Occidentale.
Gli oltre 10.000 indonesiani residenti sono probabilmente il principale obiettivo di operazioni segrete e attività sovversive dall’esterno.

Il problema di West Irian, della Nuova Guinea Olandese, era dunque, eminentemente politico, e causava un certo imbarazzo alla leadership indonesiana, che sperava anche nella pressione dell’URSS per risolvere la disputa territoriale. Ancora una volta, il blocco sovietico interferiva con la sovranità indonesiana, condizionandone le politiche.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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