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La Fratellanza Musulmana, organizzazione islamica nata nel 1928 in Egitto, è approdata in Europa a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso; anche se la Fratellanza non è direttamente legata al terrorismo, la sua ideologia costituisce un rischio rispetto alla radicalizzazione e al terrorismo.


The Muslim Brotherhood, an Islamic organisation founded in Egypt in 1928, arrived in Europe starting in the 1950s; Although the Muslim Brotherhood is not directly linked to terrorism, its ideology poses a risk in terms of radicalisation and terrorism.


Introduzione – La Fratellanza

Nel 1928 un giovane insegnante egiziano, Hasan al Banna, fondò ad Ismailia una piccola associazione religiosa chiamata al-Ikhwan al-Muslimun, ma era difficile immaginare che una piccola associazione sarebbe diventata una delle organizzazioni più influenti del mondo islamico. La Fratellanza Musulmana nacque come un movimento di riforma interno allo stesso Islam, come una reazione al colonialismo, alla modernizzazione forzata e alla secolarizzazione che minacciavano l’identità islamica. La sua evoluzione storica, tuttavia, dimostra come, nel corso del Novecento, essa sia stata capace di adattarsi, moltiplicarsi e assumere volti diversi. Da partito politico essa si è trasformata in una complessa rete di associazioni di mutuo soccorso, e da scuola di pensiero è diventata una delle principali fonti di ispirazione per correnti radicali e violente.

In questo lungo percorso, l’Europa ha rappresentato non soltanto un rifugio per i dirigenti perseguitati in Medio Oriente, ma anche un laboratorio ideologico e sociale in cui la Fratellanza ha potuto radicarsi, dialogare con le istituzioni laiche e, allo stesso tempo, mantenere un discorso identitario. In Europa, effettivamente, la sua ambiguità è emersa con maggiore forza; essa viene percepito come un’organizzazione moderata per alcuni osservatori. Per altri, la Fratellanza rappresenza un importante serbatoio ideologico del jihadismo globale per altri; considerando l’influenza avuta da tale associazione sui movimenti terroristici globali, propenderei per quest’ultima ipotesi.


Le Origini – Un Progetto di Islamizzazione Totalizzante

Hasan al Banna era un uomo del suo tempo, nato nell’Egitto dominato dalla presenza britannica, in un Paese attraversato da una profonda crisi di identità; egli era convinto che solamente un ritorno all’Islam (applicazione integrale della sharia) potesse offrire coesione ad una società frammentata. Per questa ragione, egli immaginò la Fratellanza come un movimento globale, e non un semplice partito, o una confraternita religiosa tradizionale, ma come una comunità militante pronta a forgiare l’uomo nuovo secondo l’ideologia da lui proposta.

Nei suoi scritti, in particolare nella Risalat al ta alim, traspare la visione di un Islam che non ammette la separazione tra sfera pubblica e privata, ovvero di un Islam politico; l’Islam, per al Banna, non è una religione confinata alla moschea, ma una guida per la politica, l’economia, l’educazione e la cultura. Questa concezione totalizzante apriva la strada ad un progetto di islamizzazione graduale, volto a conquistare la società dal basso, trasformando gli individui e, attraverso di essi, le istituzioni.

Tuttavia, accanto alla predicazione spirituale, la Fratellanza sviluppò presto una dimensione militante; Durante gli anni Quaranta del secolo scorso, la cosiddetta sezione speciale si rese protagonista di azioni armate contro obiettivi britannici e contro ebrei in Palestina. Da questo punto di vista, l’assassinio del primo ministro egiziano al Nuqrashi, nel 1948, segnò un passaggio drammatico, sancendo il legame tra islam politico e violenza a fini politici.


Sayyid Qutb – L’Ideologo della Rottura

Al Banna aveva immaginato un cammino graduale, ma Sayyid Qutb trasformò la Fratellanza in un laboratorio rivoluzionario; egli era un intellettuale affascinato dalla cultura occidentale negli anni giovanili, ma tornò dagli Stati Uniti profondamente disilluso. In particolare, egli vedeva nel materialismo, nel razzismo e nella secolarizzazione l’emblema della decadenza dell’Occidente. Arrestato e torturato dal regime di Naser, Quṭb maturò una visione sempre più radicale, condensata nel celebre Maʿālim fī al-ṭarīq (Pietre miliari).

Secondo Qutb, le società islamiche a lui contemporanee vivevano in uno stato di jahiliyya, un’ignoranza paragonabile a quella pre-islamica; per abbattere questo stato di alienazione era necessario un jihād rivoluzionario, guidato da un’avanguardia di credenti disposti al sacrificio totale (della vita e dei propri beni) allo scopo di instaurare uno Stato islamico universale, anche se lui non parlò mai apertamente di ‘califfato’.

Il pensiero di Qutb aprì una frattura insanabile nel movimento, in quanto la leadership ufficiale della Fratellanza, seppure in maniera ambigua, preferiva percorrere la via della politica e della predicazione; allo stesso tempo, sorse una generazione di militanti che si ispirò alle sue parole per giustificare la lotta armata contro i regimi considerati ‘apostati’ del mondo islamico. Non sorprende, dunque, che Ayman al Zawahiri, futuro leader di al Qaeda, dichiarò di aver trovato in Qutb il proprio maestro spirituale; del resto, fu proprio la condanna a morte di Qutb, nel 1966, che accelerò la svolta ‘rivoluzionaria’, e convinse Zawahiri della necessità di un nuovo corso per la Fratellanza.


Una Galassia di Ideologi

Al Banna e Qutb non sono le uniche figure di riferimento della storia della Fratellanza, che, al contrario, può fare affidamento su molti ideologi, che hanno ispirato il movimento.

  • Hasan al Hudaybi, guida suprema negli anni Cinquanta, cercò di frenare la deriva radicale con il testo Duat la qudat (Predicatori, non giudici), un invito a evitare il takfīr indiscriminato, ossia l’accusa di miscredenza contro altri musulmani. Si tratta di uno strumento che veniva usato a scopi politici, per delegittimare i dissidenti, dichiarandoli non musulmani, e dunque, attaccabili.
  • Yusuf al-Qaradawi, uno dei teologi sunniti più influenti del XX secolo, portò la Fratellanza sulle frequenze televisive e nelle università, cercando di conciliare islam e modernità. Tuttavia, le sue posizioni sulla legittimità degli attentati suicidi contro Israele e sulla resistenza armata in Iraq alimentarono forti polemiche.
  • Rachid Ghannouchi, fondatore del movimento tunisino al Nahda, elaborò una sintesi originale tra islam politico e pluralismo democratico, dimostrando la capacità dell’ikhwanismo di adattarsi a contesti differenti.
  • Tariq Ramadan, nipote di al Banna, intellettuale svizzero, si è proposto come ponte tra la tradizione islamica e la società europea, teorizzando un ‘Islam europeo’, capace di adottare i valori democratici senza rinunciare alla propria identità.
Tariq Ramadan

Questa pluralità di voci dimostra come la Fratellanza non sia mai stata monolitica, ma come, al contrario, essa sia stata allo stesso tempo scuola di pensiero, incubatore di rivoluzionari e palestra di intellettuali moderati (per il mondo islamico).


L’Approdo in Europa – Rifugio e Laboratorio

La repressione subita nei Paesi arabi spinse molti ikhwaniti a cercare rifugio in Europa, soprattutto in Germania, Svizzera e Regno Unito; Monaco di Baviera, in effetti, divenne un centro nevralgico grazie a Said Ramadan, genero di al Banna, che fondò l’Islamische Gemeinschaft in Deutschland.

Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, poi, mentre i regimi arabi stringevano la morsa sugli islamisti, l’Europa divenne il luogo in cui la Fratellanza poteva organizzarsi liberamente; per questa ragione, nacquero associazioni giovanili, moschee, centri culturali e associazioni (ufficialmente) caritatevoli. Questa rete non fu soltanto un rifugio politico, ma un laboratorio ideologico, e nel cuore dell’Occidente la Fratellanza poteva dialogare con istituzioni democratiche e, allo stesso tempo, mantenere un discorso di resistenza identitaria.

Il caso del Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca, creato a Dublino sotto la guida di al Qaradawi, mostra bene questa ambiguità; da un lato questa associazione offriva linee guida religiose a musulmani europei desiderosi di conciliare fede e cittadinanza. Dall’altro, essa manteneva posizioni dure in materia di Palestina o guerra in Iraq, legittimando l’uso della forza in determinati contesti.


Ambiguità e Legami con il Jihadismo

In Europa, la Fratellanza non ha mai costituito una struttura direttamente impegnata in attività terroristiche, ma il suo ruolo come incubatore ideologico non può essere sottovalutato, e costituisce motivo di preoccupazione. La Fratellanza, tuttavia, non è considerata un’associazione terroristica da parte delle istituzioni europee, che probabimente cercano di alimentare la componente percepita come moderata per contrastare gli elementi più radicali.

Gli scritti di Qutb hanno rappresentato una fonte di ispirazione per al Qaeda, e, indirettamente, anche per Daesh/ISIS; inoltre, le giustificazioni di al Qaradawi per l’uso della violenza in Palestina hanno contribuito a legittimare movimenti come Hamas, nato nel 1987 come costola palestinese della Fratellanza e attualmente considerato organizzazione terroristica dall’Unione Europea e da altri Paesi.

In Europa, diversi rapporti di sicurezza hanno descritto la Fratellanza come un movimento dal doppio volto, moderato in pubblico, e pronto a condannare gli attentati indiscriminati, ma internamente ancora legata a un discorso che separa i musulmani dal resto della società e che, se portato alle estreme conseguenze, può favorire processi di radicalizzazione anche violenta.

Gli Stati europei, del resto, sono divisi sul trattamento giuridico della Fratellanza Musulmana, e, in Gran Bretagna, soprattutto negli anni Duemila, la strategia è stata quella di considerarla un interlocutore utile per contrastare il terrorismo jihadista, offrendo canali di espressione politica e religiosa. In Francia e Austria, invece, è stato adottato un approccio più repressivo, denunciando la Fratellanza come minaccia per la coesione nazionale e per i principi laici dello Stato.

L’Unione Europea, nel suo complesso, non classifica la Fratellanza come organizzazione terroristica, al contrario di Egitto, Arabia Saudita e Russia; tale divergenza riflette una tensione più profonda che deriva dalla comprensione della Fratellanza rispetto alle sue relazioni con il terrorismo.


Il Rapporto del Ministero dell’Interno Francese

E’ stato recentemente reso noto un rapporto curato dal Ministero dell’Interno francese, dal titolo ‘Frères Musulmans et islamisme politique en France’, in cui si può leggere che

La pénétration européenne de l’organisation des Frères musulmans s’est opérée à la faveur de
mouvements migratoires et de la répression engagée à leur encontre dans le monde musulman à
partir des années 1950. Cette première implantation sert ensuite de base pour développer
l’immigration d’une nouvelle génération de militants islamistes qui intègrent les universités
européennes.
Ainsi, les premiers Frères musulmans issus du Moyen-Orient s’installent à partir des années 1950 en
Grande-Bretagne, en Allemagne et en Suisse, puis s’implantent en Belgique, en France et en ltalie. Les
leaders, pour la plupart originellement issus des classes moyennes cultivées et urbaines, se
concentrent dans certaines villes stratégiques comme Aix-la-Chapelle ou Londres, où ils forment une
« bourgeoisie pieuse ».

La penetrazione europea dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani si è realizzata grazie ai movimenti migratori e alla repressione avviata contro di loro nel mondo musulmano a partire dagli anni ’50. Questa prima installazione serve poi come base per sviluppare l’immigrazione di una nuova generazione di militanti islamisti che si integrano nelle università europee.
Così, i primi Fratelli Musulmani provenienti dal Medio Oriente si stabilirono a partire dagli anni ’50 in Gran Bretagna, Germania e Svizzera, per poi diffondersi in Belgio, Francia e Italia. I leader, per lo più originariamente provenienti dalle classi medie colte e urbane, si concentrano in alcune città strategiche come Aquisgrana o Londra, dove formano una “borghesia pia”.

(Ministère de l’Intérieur, Frères Musulmans et islamisme politique en France, 2025, p. 12)

Le ondate migratorie, dunque, sono state realmente sfruttate dall’organizzazione per radicarsi e strutturarsi in Europa, dove, paradossalmente, essa è stata accolta; gli effetti di questa accondiscendenza politica sono evidenti, anche dal punto di vista della sicurezza e del terrorismo.

(…) sur la radicalisation et le terrorisme : « mal gérée, la pensée religieuse réformiste peut produire une
attitude intellectuelle et politique dangereusement réactionnaire et conservatrice : des indices,
déjà, nous font craindre le pire parmi les musulmans occidentaux » ; il justifie les causes du
terrorisme par des régimes étatiques répressifs et corrompus et réfute toute responsabilité de l’islamisme dans le terrorisme.

(…) sulla radicalizzazione e il terrorismo: “se mal gestito, il pensiero religioso riformista può produrre un atteggiamento intellettuale e politico pericolosamente reazionario e conservatore: alcuni indizi ci fanno già temere il peggio tra i musulmani occidentali”; giustifica le cause del terrorismo con regimi statali repressivi e corrotti e rifiuta ogni responsabilità dell’islamismo nel terrorismo.

(Ministère de l’Intérieur, Frères Musulmans et islamisme politique en France, 2025, p. 14)

Il ruolo della Fratellanza appare chiaro, ed è contiguo al terrorismo, giustificato e alimentato implicitamente, sebbene esso venga ufficialmente denunciato; l’obiettivo, o meglio l’illusione di poter contenere o gestire un movimento del genere, poi, porta a ritenere che ci siano delle collusioni interne all’Europa. Gli esperimenti passati di creare un ‘Islam francese’ o ‘europeo’ si sono sempre rivelate illusorie e/o elitarie nel migliore dei casi, incapaci di incidere profondamente e in maniera diffusa.


Conclusione

La Fratellanza Musulmana non è mai stata un’organizzazione univoca, ma opaca e volutamente ambigua, composta da un elemento legato alla predicazione morale e da una chiara azione politica, accompagnata da carità sociale e militanza armata, riformismo e rivoluzione. In Europa, questo movimento ha assunto i tratti di una rete associativa e culturale, lontana dalla clandestinità jihadista, ma non estranea a un discorso che ha contribuito a plasmare l’immaginario del terrorismo globale.

Il legame tra Fratellanza e terrorismo non è diretto né meccanico, ma sembra essere provato da alcuni documenti recenti, come il menzionato rapporto del Ministero dell’Interno francese; non si tratta di un’organizzazione terroristica in sé, bensì di una matrice ideologica che, in particolari condizioni storiche, ha reso legittima e pensabile la violenza. Dalle pagine di Qutb ai sermoni di al Qaradawi, dalla nascita di Hamas alla diaspora europea, la Fratellanza ha lasciato un’impronta profonda sul modo in cui l’islam politico si è confrontato con la modernità e con l’Occidente.

Comprendere questa complessità è indispensabile non soltanto per analizzare il terrorismo globale, ma anche per cogliere le dinamiche interne alle comunità musulmane europee, dove la Fratellanza continua a rappresentare una voce autorevole, oscillante tra moderazione e radicalità, ma con un obiettivo molto chiaro, l’islamizzazione della società e l’applicazione della sharia.


Letture Consigliate

  • Vidino, L. (2021). The Muslim Brotherhood’s European networks: Dynamics and strategies. European Foundation for Democracy.
  • Farrell, F. (2018). Muslim Brotherhood in Europe. In J. L. Esposito & E. Shahin (Eds.), The Oxford Handbook of Islam and Politics (pp. 345–360). Oxford: Oxford University Press.
  • Ali, A. H. (2022). The Muslim Brotherhood in Europe: Roots and impact on contemporary Islamist movements. London: Routledge.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.). Nel 2025 ha iniziato a colloborare con la testata online 'Rights Reporter', per la quale scrive articoli e analisi sull'Islam, la shariah e i diritti umani.

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