In questi due anni di guerra tra Hamas e Israele sono riemerse tematiche osservate già in occasione della Prima Intifada; in questo breve articolo, cerco di documentarle, grazie all’analisi di un numero di Palestine Perspectives, del Maggio/Giugno del 1989. Si tratta di una rivista con cadenza bimensile ospitato in Canada, che si è occupato della vicenda palestinese, e ha costituisce un punto di vista interno, in lingua inglese, rispetto al movimento di liberazione della Palestina. Il presente articolo non costituisce, ovviamente, l’approvazione della causa palestinese, nè da parte del sottoscritto editore/autore, e nemmeno da parte di questa rivista, ma costituisce un tentativo di analizzare un fenomeno interessante dal punto di vista storico e geopolitico. L’analisi proposta, inoltre, cerca di gettare luce su una questione controversa, che spesso soffre di una certa miopia e amnesia; gli eventi che stiamo vivendo non sono affatto nuovi, come non lo sono le metodologie e le tematiche affrontate.

Il primo elemento che emerge è quello visivo, a partire dalla copertina che ritrae una foto di bambini palestinesi (o presunti tali); i bambini, che vengono usati per accusare Israele di crudeltà, vengono proposti in copertina, come portavoce e simbolo della causa palestinese, futuro di una nazione che ancora non è stata costituita o riconosciuta a livello internazionale.
Un secondo elemento è la presentazione del nemico per eccellenza, Israele, accusato di non volere la pace, ma di ostacolarla con una condotta opaca e ambigua,
The latest news from the Arab-Israeli front is that Israel
is taking strenuous evasive action to avoid making
peace with the Palestinians. (…)
Le ultime notizie dal fronte arabo-israeliano sono che Israele sta prendendo misure evasive strenue per evitare di fare la pace con i palestinesi. (…)
Editorial, Palestine Perspectives, May/June 1989, p. 2.
In seguito viene presentata la necessità della lotta, che nel 1989 coincideva con la cosiddetta ‘Intifada’, allargando il discorso anche al di fuori del Medio Oriente; la progressione, in particolare, parte dalla Palestina (Palestine News), per poi allargarsi agli Stati Uniti d’America (Washington Views) e infine al Mondo (World View).
Da ultimo, si ritorna sul nemico per antomasia, per minarne la credibilità, e, nel numero scelto, si tratta del suo esercito;
Foreign journalists covering news
of the rebellion in occupied Palestine
no longer believe Israel army
accounts. On the other hand, they
find Palestinian sources credible and
find their information faster and
more accurate.
I giornalisti stranieri che seguono le notizie dalla Palestina occupata non credono più ai resoconti dell’esercito israeliano. D’altra parte, considerano credibili le fonti palestinesi e trovano le loro informazioni più velocemente e con maggiore precisione.
The Israeli Army lies about Intifada Casualties, Palestine Perspectives, May/June 1989, p. 16.
Una parte dei media internazionali, in effetti, delegittimava le notizie e le statistiche provenienti dal fronte israeliano, e prediligeva le fonti palestinesi, esattamente come avviene attualmente; la strategia araba si conferma nei passaggi chiave della storia della regione. Ad un ribaltamento di responsabilità delle guerre, iniziate dalla parte araba, insoddisfatta della situazione esistente, si accompagna una delegittimazione della credibilità di Israele. Tale strategia, decisamente efficace, si ritrova nel 1948, nel 1967, nelle due Intifafa e nelle guerre successive, compresa quella attuale; l’evidente inferiorità tecnologica e militare palestinese viene compensata da una guerra delle idee in cui Israele non ottiene risultati brillanti.
Per questa ragione, nascono riviste in lingua inglese, che cercano di diffonere gli ideali della causa palestinese nel mondo intero; le eventuali adesioni esterne (media, associazioni, ecc.) vengono usate dalla leadership araba per consolidare la sua visione e narrativa. Nell’era digitale e dei social media questa strategia ha effetti ancora più evidenti rispetto al passato, grazie alla possibilità di condividere notizie e dati, e soprattutto immagini, in tempo reale.
Historia docet?