Abstract
Il ruolo tra missione cristiana e stampa appare attestato, a partire dai primi sforzi di creare una tipografia missionaria; nel XVIII secolo, e soprattutto in quello successivo, i missionari riescono a stabilire tipografie che stampano libri e opere cristiane, allo scopo di promuovere l’evangelizzazione della popolazione nativa. Per questo motivo, a Batavia, Minahasa ed in altre parti dell’arcipelago emergono le prime pubblicazioni missionarie, e alcune di esse riscuotono un certo successo.
The role between the Christian mission and the printing appears to be established, starting from the early efforts to create a missionary printing press; in the 18th century, and especially in the following one, missionaries managed to establish printing presses that printed Christian books and works, with the aim of promoting the evangelization of the native population. For this reason, in Batavia, Minahasa, and other parts of the archipelago, the first missionary publications emerge, and some of them achieve a certain level of success.
Introduzione – La Stampa nelle Indie Olandesi (XVII)
L’avvento della stampa in Indonesia è dovuto agli olandesi, che la introdussero nelle zone da loro controllate all’interno dell’arcipelago indo-malese; in effetti, gli amministratori coloniali ebbero immediatamente la consapevolezza dell’utilità della stampa per produrre copie dellel leggi e dei regolamenti emanati dal governo. Un ruolo rilevante, poi, è stato giocato dai missionari olandesi della Chiesa Riformata; l’obiettivo, in questo caso, era la diffusione dei testi e della letteratura cristiani nelle lingue diverse dal latino, a scopo di evangelizzazione.
Il primo tentativo di introdurre la stampa, in realtà, è stato proprio dei missionari, che acquistarono una tipografia nel 1624 dalla madrepatria; tuttavia, la mancanza di personale qualificato per rendere operativo questo progetto la rese inutilizzabile. Per questa ragione, le autorità ecclesiastiche richiesero al governo di inviare materiale e personale qualificato nelle Indie; questi tentativi rimasero vani, tuttavia, fino al 1659.
In questo anno, un cittadino di nome Kornelis Fiji iniziò la stampa di una sorta di almanacco (tjitboek), ma il primo intervento del governo è del 1667, quando venne fondata la prima tipografia, dotata di materiale di qualità. La prima stampa fu il cosiddetto ‘Bongaaisch Verdrag’, che conteneva le clausole del trattato di pace firmato tra l’ammiraglio Cornelis Speelman e il sultano Hasan Udin di Makassar, datato 15 marzo 1668. Si tratta di un documento stampato da Hendrick Brants, che nell’agosto dello stesso anno siglò un contratto triennale con la VOC per stampare e rilegare libri di interesse governativo; in questo modo, egli divenne il tipografo ufficiale di Batavia e della Compagnia.
Alla scadenza del contratto di Brant nel 1671, la VOC firmò un nuovo contratto, ma con Pieter Overtwater e altri tre servitori della Compagnia, con una durata che si estendeva fino al 1695; nacque dunque la tipografia ‘Boeckdrucker der E. Compagnie’, ovvero la ‘Tipografia della Compagnia delle Indie Orientali’. Essi, tuttavia, non rimasero in una situazione di monopolio, e sorsero altre tipografie che avevano ricevuto il medesimo incarico dalla VOC.
Tra questi, emerge Andreas Lambertus Loderus, un ex chierico che prese in carico la tipografia nel 1699, per diventare un tipografo a tempo pieno; furono molti i lavori importanti ch vennero stampati da questo tipografo, non solamente in olandese, ma anche in latino e malese, compreso un dizionario (latino-olandese-malese) compilato dallo stesso Loderus.


Si trattava di un unicum per la colonia, ma non in assoluto; in effetti, un dizionario latino-malese e viceversa, ma non olandese, era già apparso nel 1631, a Roma, ad opera di Davidis Haex. Di conseguenza, Loderus è stato il primo a proporre un dizionario che collegasse l’ambito ecclesiastico (latino), politico/amministrativo (olandese) e la lingua locale (malese).
Il Primo Sviluppo della Stampa (XVIII)
Sebbene ai tipografi della città (Batavia) fosse stato assegnato un contratto per svolgere lavori di stampa per conto della VOC, il Governo della colonia, decise di creare una propria tipografia, allo scopo di stampare i documenti ufficiali. Tale progetto diventò operativo nel 1718, quando il necessario materiale e personale furono inviati dalla madrepatria; a partire da questo momento, agli altri tipografi non fu più permesso di stampare la documentazione ufficiale del governo, ma solamente opere dal carattere privato.
I documenti stampati, tuttavia, erano relativi alla Compagnia, e per il primo giornale si dovette attendere il 1745; in precedenza, circolava una sorta di ‘newsletter’, scritta a mano da un mercante di Batavia, nota come ‘Memorie der Nouvelles’. Si trattava di una compilazione di notizie e di estratti di lettere, che venivano distribuite a coloro che militavano nella VOC, e che avevano bisogno di ricevere notizie dalle diverse parti dell’arcipelago. Questa metodologia di distribuzione delle notizie viene attribuita al quarto governatore generale, Jan Pieterszoon Coen, nel 1615; sembra, inoltre, che dal 1644 il governo di Ambon ricevesse notizie regolari da Batavia, in un modo simile a quello descritto in precedenza.
La vera svolta, tuttavia, avviene nel 1744, sotto la guida del governatore generale Gustaaf
Willem Barone di Imhoff; per la prima volta, in effetti, viene stampato un quotidiano, noto come Bataviase Nouvelles, il cui primo numero è dell’8 agosto dello stesso anno, di cui si può apprezzare, sotto, il quarto numero (29 Agosto 1744).


Si trattava di un quotidiano stampato con cadenza settimanale, la cui produzione venne intrapresa da Jan Erdman Jordens, un giovane mercante e impiegato del Segretariato Generale della VOC a Batavia; il 9 febbraio del 1745 al giovane imprenditore venne concesso un contratto triennale per stampare questa pubblicazione. Ciò nonostante, la pubblicazione venne interrotta dal governatore generale il 20 Giungo del 1746, dopo quasi due anni di esistenza, per il timore che i concorrenti europei della VOC ricevessero informazioni sulla Compagnia e sulla situazione nella colonia che potevano usare a loro vantaggio.
Sembra improbabile, inoltre, che la popolazione locale (la stragrande maggioranza almeno) fosse a conoscenza di questo progetto editoriale, la cui circolazione, presumibilmente, era limitata ai
dipendenti della VOC ed alla modesta comunità di europei. In effetti, è difficile immaginare
che il giornale avrebbe potuto suscitare qualche interesse locale dato che praticamente nessun indigeno
aveva ricevuto un’istruzione nella scrittura europea in questo periodo storico. Invece, una distribuzione più ampia la ebbe Vendu Nieuws, pubblicato a partire dal 1776 da Dominicus, tipografo di Batavia; si trattava, in realtà, di un giornale settimanale in cui venivano pubblicate, principalmente, notizie sulle aste. In lingua malese, Vendu era noto come ‘soerat lelang’, ovvero ‘carta d’asta’, e comprendeva pubblicità e annunci sulle aste; anche se la natura delle notizie era esclusivamente commerciale, dal 1785 le autorità cittadine proibirono al giornale di stampare qualunque notizia che non fosse stata prima concordata ed approvata dal censore.
Ad ogni modo, il Vendu Nieuws è stato il secondo e ultimo giornale a comparire durante l’era della VOC, conclusasi il 31 dicembre del 1799; a partire dal 1 gennaio del 1800, come noto, la Compagnia venne sciolta. I suoi beni e proprietà, passarono, insieme ai suoi poteri, al governo di Batavia, che diventa il centro di uno Stato coloniale vero e proprio; di conseguenza, le Indie vengono amministrate dai Paesi Bassi, mediante il governatore generale delle Indie Orientali e del suo apparato amministrativo. Il Vendu Nieuws, invece, ha cessato le pubblicazioni nel 1809, durante l’amministrazione del maresciallo Herman Willem Daendels che servì come Governatore Generale dal 1808 al 1811. Nel 1809 Daendels acquistò la Stampa della Città, e la fuse con la Stampa del Castello (di Batavia), formando la Stampa del Governo (Landsdrukkerij).

L’esistenza di una tipografia ufficiale del governo diede a Daendels l’idea di realizzare una pubblicazione ufficiale, che poteva essere usata per rendere pubbliche le riforme amministrative che erano state apportate sotto la sua guida. Nacque dunque il settimanale Bataviasche Koloniale Courant, pubblicato con cadenza settimanale, che, al pari delle precedenti pubblicazioni, prevedeva ampi spazi per articoli commerciali. La sua pubblicazione venne interrotta dal periodo di inter-regno dei britannici, dal 1811 al 1816; durante questo periodo vennne pubblicato il Java Governement Gazette, una sorta di gazzetta ufficiale dei possedimenti coloniali, che però si interruppe nel 1816, quando gli olandesi ripresero il controllo della colonia.
Il Java Gazette fu seguito dal Bataviasche Courant, pubblicato a partire dal 20 agosto del 1816, per poi essere ribattezzato, dodici anni più tardi, come Javasche Courant.
Mentre i giornali ufficiali del governo sembrano avere diversi abbonati, che evidentemente erano molto interessati a quanto veniva pubblicato, la situazione era diversa per i giornali a proprietà privata. Per questi ultimi, bisogna attendere il 1831, e questo ritardo può essere facilmente spiegato con il basso tasso di alfabetismo, in quanto solamente poche persone erano capaci di leggere nelle Indie.
Si osserva, inoltre, che gli sforzi per avviare un giornale privato erano modesti, a differenza di quanto accadeva per la stampa governativa o missionaria, di cui si parlerà nel prossimo paragrafo; oltre al diffuso analfabetismo, si presentavano altri ostacoli alla diffusione di giornali privati nella prima metà del XIX secolo. Altri problemi, poi, erano costituiti dalle evidenti difficoltà nell’avere fonderie adatte a produrre i caratteri necessari alla stampa; nelle Indie, infine, mancavano, in questo periodo storico persone capaci di scrivere articoli adeguati, allo scopo di informare e attrarre un pubblico di fedeli lettori.
La Stampa Missionaria nel XIX secolo
Dopo il fallito tentativo di istituire la prima tipografia missionaria a Batavia nel 1624, a cui si è accennato in precedenza, il clero riformato dovette attendere quasi 120 anni prima di poter stabilire una propria pubblicazione. In effetti, solamente nel 1743 nacque il Seminarium Theologicum di Batavia, che acquisì una propria tipografia nella capitale della colonia; su questa pubblicazione, tuttavia, sono note poche notizie, in quanto essa non ebbe una durata significativa, e nel 1755 terminò questa esperienza. Sembra, tuttavia, che il ST avesse pubblicato il Nuovo Testamento e qualche libro di preghiera in lingua malese; nel 1755, dunque, questa casa editrici si fuse con un’altra, e ne fu assorbita.
In effetti, l’interesse dei missionari per la stampa era, allo stesso tempo, evidente e comprensibile, in quanto tale strumento era di grande aiuto per l’evangelizzazione, e permetteva di diffondere i testi sacri cristiani (e le preghiere ovviamente) nella lingua locale. La stampa, inoltre, era usata come mezzo indiretto di evangelizzazione, ovvero l’alfabetizzazione e l’educazione religiosa dei bambini malesi; per queste ragioni, le missioni vennero attivamente sostenute dal governo. Una maggiore diffusione del cristianesimo riformato, da questo punto di vista, serviva anche come contrappeso al cattolicesimo, e soprattutto all’Islam, che si era diffuso in ampie parti dell’arcipelago.
Il numero di missionari non fu significativo durante il periodo della VOC, ma aumentò sensibilmente dopo il 1800, periodo in cui si formò un vero e proprio stato coloniale; per questa ragione, non sorprende il parallelo incremento delle tipografie usate dai missionari. L’attività missionaria, in realtà, aumentò in maniera significativa dopo il 1797, anno in cui venne fondata la Nederlandsch Zendelingen Genootschap, la Società Missionaria dei Paesi Bassi.
A partire dalla seconda metà del XIX secolo, l’interesse dei missionari per la stampa era evidente, e comparvero le prime pubblicazioni nelle lingue vive; la prima stampa missionaria, tuttavia, risale al 1819, ed era posseduta da un missionario, Joseph Kam, arrivato nelle Molucche sei anni prima. Le pubblicazioni consistevano in opuscoli dal carattere religioso, oppure da libri realizzati per la scuola gestita dalla chiesa riformata.
La tipografia più celebre, tuttavia, era quella di Walter Henry Medhurst, un cittadino britannico giunto a Giava nel 1822, mentre le pubblicazioni erano in inglese, olandese, cinese, giapponese e malese; la tecnologia usata era la litografia, ed era talmente efficace da consentire la pubblicazione di circa 190,000 copie di opere di varia natura tra il 1823 ed il 1842.
Un’altra tipografia di rilievo, poi, era quella di un altro britannico, Nathaniel Ward, che operò con la Società Missionaria Battista di Benkulen; tale impresa venne avviata nel 1819, e le pubblicazioni erano sia religiose che secolari. La sua attività subì un rapido declino, tuttavia, in seguito alla cessione di Benkulen agli olandesi nel 1826; altre tipografie, ancora, erano quelle create in centri come Ambon, Kupang e Banjarmasin.
Sebbene i missionari fossero stati attivi nella stampa di libri religiosi e letteratura ecclesiastica in generale, essi iniziarono la pubblicazione di giornali solamente a partire dalla seconda metà del XIX secolo, e tale rituardo sembra essere dovuto, essenzialmente, alla rigida censura a cui erano sottoposti i tipografi prima di poter pubblicare, prevista dalla normativa sulla stampa del 1856. In aggiunta, si nota che l’interesse primario dei missionari era quello di evangelizzare e diffondere la dottrina cristiana; per questa ragione, le prime tipografie missionarie hanno cercato di diffondere testi ed opere cristiane.
Le Tipografie Missionarie a Batavia e Minahasa
Batavia, la capitale e sede del governo dell’amministrazione delle Indie Orientali Olandesi, non aveva visto emergere un nuovo giornale in una lingua locale dalla scomparsa di Soerat Chabar Betawi nel 1858; nel 1867, tuttavia, comparve un altro giornale in lingua malese, che riempì il vuoto pre-esistente. Si nota, a questo proposito, che la pubblicazione missionaria della cappella inglese presso Depok, Batavia, è stata la più prolifica nella produzione di letteratura biblica per gli indonesiani, ed era redatto in malese e giavanese.
Questa chiesa, che disponeva anche di un seminario, divenne un centro rilevante per l’apprendimento, la ricerca e la discussione su questioni relative all’opera di evangelizzazione; il missionario inglese John Muhleisen Arnold ebbe l’idea di usare la stampa come mezzo efficace di propaganda missionaria. Egli si rese conto che la realizzazione di un giornale avrebbe permesso di raggiungere un vasto numero di cristiani. La stampa, inoltre, avrebbe permesso di trasmettere il suo pensiero ad altre persone, anche dopo la sua morte, ed avrebbe aiutato anche i futuri missionari; per questa ragione, egli contattò una tipografia di Batavia, la Ogilvie & Co. In questo modo, divenne possibile pubblicare un settimanale missionario, noto come Biang-Lala (arcobaleno), di cui fu egli stesso l’editore; il primo numero apparve l’11 settembre del 1867, ed aveva 4 pagine, ma il successo fu immediato. Nelle sue pagine si potevano trovare notizie locali, estere, ma anche articoli sul cristianesimo, in aggiunta a storie moraleggianti, in cui veniva illustrato e indicato il ‘buon comportamento morale’ del cristiano.
Il successo di Biang-Lala promosse l’interesse per questo genere di pubblicazioni, e nel 1868 venne pubblicato Mataharie (Sole), stampato dalla tipografia di Bruining and Wijt a Batavia; questa nuova pubblicazione venne temuta dagli altri giornali, che temevano di perdere quote di mercato a favore del nuovo giornale.
Altre pubblicazioni missionarie, poi, vennero realizzate a Minahasa (Sulawesi Settentrionale), e la prima di esse risale al 1868, anno in cui venne aperto una nuova scuola missionaria a Tomohon; per questa ragione, nacqua la necessità di produrre libri ed opere per la nuova istituzione scolastica. Pertanto, un missionario, Graafland, richiese alla Società Missionaria Olandese una macchina per la stampa, che venne inviata poco tempo dopo. Dal 1868, dunque, venne pubblicato Tjehaja Siang (La luce del giorno), con cadenza mensile, ed era redatto in una forma semplificata di malese, ma non nella forma colloquiale seguita da altri giornali, come il Selompret Melajoe. Il personale di TJ includeva lo stesso Graafland, che era l’editore, assistito da corrispondenti e autori provenienti dalle fila dei predicatori, oppure degli ex-studenti della scuola missionaria.
Conclusioni
La stampa ha avuto un ruolo importante nelle Indie Orientali, a partire dal periodo della VOC, compreso tra il XVII ed il XVIII secolo; le tipografie, in effetti, vennero usate dal governo coloniale per diffondere e rendere note le leggi e normative vigenti nelle aree controllate dagli olandesi. Solamente in seguito si è diffusa la stampa ‘privata’, e missionaria, che venne concepita dal clero riformato come uno strumento per diffondere il vangelo e le opere cristiane. Successivamente, la stampa missionaria, concentrata soprattutto (ma non solo) nella capitale Batavia, venne usata per coordinare le opere di evangelizzazione e per creare un senso comunitario.
Letture Consigliate
- Adam, A. B. (1984). The vernacular press and the emergence of modern Indonesian consciousness (1855-1913). University of London, School of Oriental and African Studies (United Kingdom).
- Kruithof, M. (2014). Shouting in a Desert: Dutch missionary encounters with Javanese Islam, 1850-1910.
- Juwono, H. (2024). Political or Religious Policy? Indigenous Christian Education in the Dutch East Indies Era. Journal Didaskalia, 7(2), 61-73.