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Abstract

Jammah Islamiyah è un gruppo militante islamista che ha avuto un impatto significativo in Indonesia e nel sud-est asiatico. Fondato negli anni Novanta, è associato ad atti di violenza e a un’interpretazione rigorista e violenta dell’Islam. Le operazioni di JI si sono evolute nel tempo, e la minaccia di gruppi simili continua a persistere nonostante gli sforzi delle autorità.


Introduzione

Jamaah Islamiyah (JI) è un gruppo militante islamista che ha avuto un impatto significativo sulla sicurezza e sul panorama politico in Indonesia e nel sud-est asiatico. Fondato negli anni Novanta del secolo scorso, il gruppo è emerso come una delle principali organizzazioni terroristiche nella Regione, associata ad atti di violenza e alla promozione di un’interpretazione rigorista e violenta dell’Islam.

 JI deriva da Darul Islam (DI), un movimento islamista radicale/anti-colonialista, operante in Indonesia negli anni Quaranta del secolo scorso; la sua fondazione si colloca nel contesto politico e sociale dell’Indonesia degli anni Novanta, un periodo caratterizzato da instabilità e transizione verso la democrazia. Inizialmente, il gruppo ha cercato di unirsi ad altre organizzazioni islamiste per stabilire una rete di supporto e collaborazione nella lotta per un’interpretazione più conservativa dell’Islam e per la creazione di uno stato islamico nell’arcipelago indonesiano. Con il passare del tempo, JI ha ampliato le sue attività, avvalendosi del sostegno di gruppi simili nel sud-est asiatico e stabilendo legami con reti internazionali di terrorismo, tra cui al-Qaeda.

L’evoluzione di Jamaah Islamiyah è stata segnata da una serie di attacchi terroristici che hanno scosso non solo l’Indonesia ma anche altri paesi della Regione. Tra i più noti vi è l’attentato di Bali nel 2002, che ha provocato la morte di oltre 200 persone, tra cui molti turisti stranieri. Questo e altri attacchi hanno portato l’attenzione internazionale sul problema del terrorismo islamista in Asia sud-orientale e hanno messo in luce la necessità di affrontare la radicalizzazione e l’estremismo violento nella regione.

Le operazioni militanti di Jamaah Islamiyah si sono anche evolute nel tempo. Dalla sua nascita, il gruppo ha utilizzato una varietà di strategie, tra cui attacchi suicidi, attentati con bombe e attività di reclutamento. La capacità di JI di adattarsi alle circostanze locali e di sfruttare le tensioni esistenti nella società ha rappresentato una sfida per le forze di sicurezza nazionali.

In risposta alla minaccia rappresentata da Jamaah Islamiyah, i governi della Regione hanno implementato una serie di politiche e strategie di sicurezza. Queste includono misure di repressione, miglioramenti nel monitoraggio delle attività sospette e campagne di deradicalizzazione mirate a prevenire la diffusione dell’estremismo. Tuttavia, nonostante gli sforzi, la minaccia di JI e di gruppi simili continua a persistere, alimentata dalla continua instabilità socio-politica e dalle disparità economiche che caratterizzano il Sud Est Asiatico.

Le implicazioni della presenza di Jamaah Islamiyah sul contesto più ampio della sicurezza Regionale sono complesse. Non solo la sua esistenza rappresenta una sfida diretta per la stabilità dei singoli Stati, ma il suo legame con altre organizzazioni terroristiche e la sua capacità di ispirare attacchi in altri paesi del sud-est asiatico evidenziano la necessità di una risposta coordinata a livello regionale. La cooperazione tra gli Stati, il rafforzamento delle capacità locali e l’impegno nelle questioni socio-economiche sono essenziali per contrastare efficacemente l’influenza di Jamaah Islamiyah e delle ideologie estremiste che promuove.

Jamaah Islamiyah, dunque, non è solo un fenomeno isolato, ma rappresenta una parte di un panorama più ampio di sfide legate all’islamismo radicale nella regione del sud-est asiatico. Le dinamiche che circondano il gruppo, le sue operazioni militanti e le risposte governative potrebbero avere conseguenze significative per la sicurezza e la stabilità a lungo termine in tutta l’area.


Origini e Ideologia

Jamaah Islamiyah, comunemente abbreviato in JI, è stato formalmente creata nel 1993 come branca della rete globalista di Al-Qaeda, evidenziando così la sua connessione con un movimento jihadista più ampio che abbraccia diverse nazioni e culture. Tuttavia, le radici di Jamaah Islamiyah affondano profondamente nel pensiero islamista pre-esistente, in particolare in Indonesia e nel sud-est asiatico, regioni caratterizzate da una ricca storia di attivismo religioso e di aspirazioni islamiste. In questo contesto, il movimento per l’implementazione della Sharia ha acquisito notevole importanza, fungendo da catalizzatore per le idee radicali e per le aspirazioni di un ritorno a una governance islamica.

L’ideologia di Jamaah Islamiyah è fortemente influenzata dalla concezione del jihad, inteso non solo come una lotta spirituale, ma anche come una ‘guerra santa’ contro gli infedeli. Questo approccio viene usato per giustificare l’uso della violenza e di metodologie terroristiche per perseguire l’obiettivo di creare uno stato islamico, dove la legge della sharia governi la vita sociale, politica ed economica. La visione di un califfato islamico rappresenta un elemento centrale dell’ideologia di questo gruppo, che cerca di costruire una sorta di ‘unità islamica’ capace di trascendere le barriere nazionali.

L’ideologia di Jamaah Islamiyah, in definitiva, si basa su una visione del mondo estremamente conservatrice e militante, orientata verso l’instaurazione di uno Stato islamico nel Sud-Est asiatico. I principi fondamentali includono, dunque:

  • Jihad: concettualizzato come una ‘guerra santa’ contro forze percepite come nemiche dell’Islam, in particolare gli Stati occidentali e i governi locali che non si conformano, secondo questa visione, alla legge islamica (sharia).
  • Salafismo: un richiamo alla purezza dell’Islam primordiale e l’interpretazione letterale delle scritture.
  • Anti-americanismo e Anti-colonialismo: la retorica di JI include forti elementi di opposizione agli Stati Uniti, considerati e presentati come principali oppressori delle nazioni musulmane.

Jamaah Islamiyah, effettivamente, non è solo un prodotto di una rete terroristica internazionale, ma è anche il risultato di un complesso panorama sociopolitico e religioso che ha caratterizzato l’Indonesia e il sud-est asiatico. La sua evoluzione nel tempo ha riflettuto i cambiamenti all’interno della società indonesiana, le tensioni etniche e religiose, e le reazioni contro l’Occidente, tutte dinamiche che continuano a plasmare il suo operato e le sue strategie.


I fondatori: Abu Bakar Bashir e Abdullah Sungkar

Jemaah Islamiyah è stata fondata da due persone, di cui la prima è Abu Bakar Bashir, nato nel 1938 a Jombang, in Indonesia; a partire dall’infanzia, è immerso in un contesto di forti influenze religiose e politiche, che plasmeranno la sua visione del mondo e le sue future attività. Cresce in un ambiente in cui l’Islam gioca un ruolo centrale nella vita quotidiana e nella formazione della sua identità.

Negli anni Cinquanta, Bashir intraprende un viaggio significativo per la sua formazione accademica e spirituale, recandosi in Arabia Saudita. Qui ha l’opportunità di approfondire i suoi studi religiosi e di entrare in contatto con ideologie jihadiste. Durante questo periodo, viene anche influenzato dal pensiero di importanti figure del salafismo, come Sayyid Qutb, il quale promuove visioni radicali dell’Islam e sottolinea l’importanza della jihad.

Dopo aver trascorso un periodo formativo in Arabia Saudita, Bashir fa ritorno in Indonesia negli anni Ottanta. Questo ritorno segna un punto di svolta nella sua vita, poiché inizia a impegnarsi attivamente nel radicalismo islamico. La sua attività si intensifica rapidamente, e inizia a costruire una rete di sostenitori.

A partire dal 1993, Bashir avvia una serie di iniziative che culminano nella fondazione di Jemaah Islamiyah (JI), un’organizzazione che gioca un ruolo cruciale nella diffusione delle ideologie jihadiste nel sud-est asiatico. La JI si impegna in attività di propagazione dell’Islam radicale, cercando di unire i musulmani sotto un’unica causa e promuovendo l’idea di un califfato governato dalla legge islamica.

Bashir diventa così una figura di riferimento per molte persone che condividono le sue idee ed ambizioni, contribuendo a creare un clima di tensione e conflitto che avrà ripercussioni significative non solo in Indonesia, ma anche a livello internazionale, poiché l’organizzazione avrà legami e interazioni con gruppi terroristici in altre parti del mondo.

Abdullah Sungkar, nato nel 1937 a Surakarta (Indonesia) è stato il co-fondatore di Jemaah Islamiyah. Di origine araba, Sungkar ha giocato un ruolo cruciale nella formazione e nel radicamento di questo gruppo militante islamista del Sudest asiatico con sede in Indonesia. Prima di migrare in Indonesia, suo padre, Ahmad Sungkar, aveva già avuto un figlio da un matrimonio precedente. Nel 1993, Sungkar ha fondato Jemaah Islamiyah insieme a Abu Bakar Baasyir in Malaysia. Durante gli anni Novanta, ha contribuito a stabilire legami tra JI e Al-Qaeda, soprattutto quando si è recato in Afghanistan per partecipare alla guerra contro l’Unione Sovietica. Dopo aver vissuto in esilio, soprattutto in Malaysia, Sungkar è tornato in Indonesia nel 1999 per incontrare la sua famiglia e la comunità musulmana, ma è morto a pochi mesi di distanza dal ritorno dal suo esilio, il 20 ottobre 1999.


Operazioni e Attentati

Le operazioni di Jamaah Islamiyah (JI) hanno incluso una serie di attacchi terroristici di alto profilo, portati con particolare ferocia contro civili innocenti, e simboli del mondo occidentale. Tra gli atti più significativi e devastanti vi è l’attentato di Bali nel 2002, un evento tragico che ha provocato la morte di oltre 200 persone, di cui molti turisti stranieri, suscitando una durissima ondata di indignazione e condanna a livello internazionale nei confronti del gruppo. Questo attacco ha rappresentato non solo un atto di violenza brutale, ma anche una strategia deliberata e calcolata per destabilizzare il governo indonesiano, esercitare pressione su di esso, e generare un clima di paura e insicurezza tra la popolazione civile.

Lista delle vittime dell’attentato a Bali del 2002

Negli anni successivi a questo attacco, Jamaah Islamiyah ha continuato a mantenere una presenza sul territorio attraverso attacchi concertati e una rete di militanti ben organizzati che operano in diverse province indonesiane e oltre i confini nazionali. Questa rete ha manifestato una notevole capacità di adattamento e di resilienza, evidenziando la loro intenzione di proseguire nella loro opera di terrore. La struttura del gruppo, basata su celle autonome e non centralizzate, ha complicato notevolmente gli sforzi delle forze di sicurezza indonesiane e internazionale per disarticolare l’organizzazione.

La decentralizzazione della loro operatività ha reso difficile sia l’identificazione dei membri sia la prevenzione di futuri attacchi, poiché le celle agiscono in modo relativamente indipendente, rendendo difficile il monitoraggio dei loro movimenti e delle loro comunicazioni. Inoltre, la presenza di riferimenti ideologici e di supporto provenienti da altre reti jihadiste ha permesso a JI di mantenere un certo grado di protezione e legittimità, oltre a facilitare la loro capacità di finanziamento e reclutamento di nuovi membri. Pertanto, nonostante gli sforzi significativi messi in atto dalle autorità per contrastare la loro influenza, la minaccia rappresentata da Jamaah Islamiyah resta una realtà preoccupante nella Regione, e non solo.


Risposte Governative e Sforzi di Contrasto

Il governo indonesiano ha adottato una serie di misure esaustive e strategiche per affrontare in modo efficace la minaccia rappresentata da Jamaah Islamiyah, un’organizzazione terroristica nota per le sue attività violente e le sue ideologie estremiste. Le strategie messe in atto dalle autorità indonesiane hanno incluso operazioni di sicurezza mirate, l’introduzione di leggi antiterrorismo e la creazione di programmi di deradicalizzazione. Queste iniziative sono state progettate per neutralizzare immediatamente la minaccia, e, allo stesso tempo, per affrontare le cause profonde della radicalizzazione.

A partire dall’anno 2001, l’Indonesia ha intrapreso un approccio sistematico e integrato per contrastare il terrorismo, mettendo in atto misure proattive che hanno portato all’arresto e alla condanna di numerosi membri di alto profilo di Jamaah Islamiyah. Questi sforzi hanno non hanno solamente ridotto la capacità operativa del gruppo, ma hanno anche inviato un chiaro segnale che il governo indonesiano è determinato a mantenere la sicurezza nel paese.

Memoriale dell’attacco terroristico del 2002 a Bali.

La cooperazione internazionale ha giocato un ruolo cruciale in questo contesto, con particolare attenzione alle collaborazioni con gli Stati Uniti e l’Australia. Questa cooperazione ha permesso all’Indonesia di migliorare significativamente le sue capacità di intelligence e di eseguire operazioni antiterrorismo più sofisticate e mirate. Attraverso lo scamnbio di informazioni, l’addestramento congiunto e l’accesso a risorse avanzate, l’Indonesia ha potuto affrontare la minaccia con maggiore efficienza.

Nonostante i significativi successi raggiunti dalle forze di sicurezza indonesiane nella lotta contro il terrorismo, è fondamentale evidenziare che la minaccia rappresentata da Jamaah Islamiyah non è stata completamente sradicata. Questo gruppo jihadista, che ha avuto un ruolo cruciale in vari attacchi terroristici nella regione, ha subito gravi perdite nei primi anni 2000 a causa delle operazioni di sicurezza messe in atto dal governo. Tuttavia, è importante notare come Jamaah Islamiyah abbia dimostrato una straordinaria capacità di resilienza, riuscendo a riorganizzarsi e a riprodurre le proprie strutture anche in contesti di maggiore pressione.

Infatti, nonostante il calo della sua forza visibile, Jamaah Islamiyah continua a esistere, manifestandosi in varie forme e adattandosi alle circostanze mutevoli. Il gruppo non solo mantiene una rete di sostenitori, ma ha anche il potere di ispirare cellule locali di terroristi che possono emergere in diverse aree del paese, approfittando di situazioni di vulnerabilità o instabilità sociale. Questa continua presenza è preoccupante e mette in luce la necessità di adottare strategie preventive più efficaci.

Il contesto in cui opera Jamaah Islamiyah è, quindi, complesso e in continua evoluzione. Per affrontare questa sfida, è essenziale che il governo indonesiano rimanga non solo vigile, ma anche pro-attivo. Ciò implica non solo il rafforzamento delle misure di sicurezza e della lotta armata contro il terrorismo, ma anche l’integrazione di azioni di prevenzione e sensibilizzazione nella comunità. Educare e coinvolgere la popolazione è cruciale per contrastare i fattori di radicalizzazione in modo più ampio e sostenibile, promuovendo messaggi di tolleranza, rispetto reciproco e inclusione sociale. Solo attraverso un approccio olistico e collaborativo sarà possibile affrontare efficacemente la minaccia di Jamaah Islamiyah e garantire una società più sicura per tutti.


Implicazioni Regionali

La presenza di Jamaah Islamiyah (JI) in Indonesia ha implicazioni significative non solo per la sicurezza interna del paese, ma anche per la stabilità dell’intera Regione del sud-est asiatico. Questo gruppo radicale ha storicamente dimostrato di essere un attore centrale nell’ambito del terrorismo islamico nell’area, contribuendo a un clima di instabilità che si estende ben oltre i confini indonesiani.

L’instabilità e il radicalismo generati da JI non si limitano, infatti, all’Indonesia. Le operazioni e le attività di questo gruppo hanno alzato la guardia nei paesi vicini, dove la minaccia del terrorismo si presenta come un fenomeno transnazionale. JI ha dimostrato di avere legami con altre organizzazioni terroristiche presenti nell’area, tra cui Abu Sayyaf nelle Filippine, nota per i suoi attacchi e sequestri, e il Jemaah Ansharut Daulah (JAD), che condivide ideologie simili e si impegna a diffondere il radicalismo. Questi legami possono facilitare lo scambio di strategie operative, risorse e formazione tra i vari gruppi estremisti, creando così una rete interconnessa che rende più difficile la lotta al terrorismo.

La propagazione di ideologie estremiste rappresenta una delle principali preoccupazioni per i governi del Sud-Est Asiatico, poiché tali ideologie possono facilmente attrarre nuovi membri vulnerabili e giovanili, contribuendo a un ciclo di radicalizzazione senza fine. La possibilità di reti transnazionali di jihadisti che operano attraverso i confini nazionali è un fenomeno reale e preoccupante. Tali reti possono pianificare e coordinare attacchi terroristici su scala più ampia, sfruttando le debolezze istituzionali ed i conflitti locali.

In questo contesto, le autorità indonesiane, insieme ad altri paesi di questa Regione sono chiamate a sviluppare strategie di sicurezza più integrate e collaborative. Gli sforzi per contrastare il radicalismo e il terrorismo richiedono approcci multi-dimensionali che comprendano non solo la sicurezza militare, ma anche iniziative socio-economiche e programmi di deradicalizzazione. Solo attraverso un’azione concertata e coordinata si potrà affrontare efficacemente la minaccia rappresentata da Jamaah Islamiyah e da altri gruppi estremisti che operano in quest’area.


Conclusioni

In conclusione, è ragionevole affermare che Jamaah Islamiyah rappresenta una sfida complessa e multifattoriale per l’Indonesia e la regione circostante. Questo gruppo estremista ha avuto un impatto significativo sulla sicurezza nazionale e ha contribuito a diffondere ideologie radicali che minacciano la stabilità sociale e politica. Sebbene il governo indonesiano abbia intrapreso azioni decisive e ottenuto risultati significativi nella lotta contro il terrorismo, come arresti di esponenti chiave e operazioni volte a smantellare le cellule terroristiche, è fondamentale non esaurire gli sforzi limitandosi a strategie repressive.

Affrontare efficacemente le radici del radicalismo richiede un impegno a lungo termine e l’implementazione di politiche sociali, educative e di inclusione economica. È essenziale intervenire nelle comunità vulnerabili, dove le persone sono più suscettibili all’influenza di ideologie estremiste. Investire nell’istruzione, nella formazione professionale e nella creazione di opportunità di lavoro può contribuire a neutralizzare il richiamo di gruppi come Jamaah Islamiyah. Solo fornendo ai giovani alternative valide e costruendo una società inclusiva, si può sperare di ridurre il terreno fertile per il radicalismo.

In tal senso, si rende necessario un approccio globale che combini le misure di sicurezza con lo sviluppo sociale. Questo implica non solo l’uso della forza per reprimere le attività terroristiche, ma anche l’impegno a costruire una società coesa e resiliente. La promozione del dialogo inter-religioso, l’investimento nella coesione sociale e il rispetto dei diritti umani sono elementi fondamentali per contrastare le ideologie estremiste e costruire un futuro pacifico.

In definitiva, per sradicare l’influenza di gruppi come Jamaah Islamiyah e creare una società armoniosa, è cruciale che il governo indonesiano, insieme alla società civile e alle comunità locali, adotti un approccio integrato e sostenibile. Solamente in questo modo diventerà possibile lavorare per un Indonesia in cui il radicalismo non trovi spazio, e dove la diversità culturale e religiosa venga celebrata e rispettata.


Letture Consigliate

  • Gordon, D. & Lindo, S. (2011). Jemaah Islamiyah, Center for Strategic & International Studies.
  • Syahnan, S., Ja’far, J. F., & Iqbal, M. (2021). Ulama and Radicalism in Contemporary Indonesia: Response of Al Washliyah’s Ulama on Radicalism. AHKAM: Jurnal Ilmu Syariah21(1).
  • Arifianto, A. R. (2020). The state of political Islam in Indonesia. Asia Policy15(4), 111-132.

Di Salvatore Puleio

Salvatore Puleio è analista e ricercatore nell'area 'Terrorismo Nazionale e Internazionale' presso il Centro Studi Criminalità e Giustizia ETS di Padova, un think tank italiano dedicato agli studi sulla criminalità, la sicurezza e la ricerca storica. Per la rubrica Mosaico Internazionale, nel Giornale dell’Umbria (giornale regionale online) e Porta Portese (giornale regionale online) ha scritto 'Modernità ed Islam in Indonesia – Un rapporto Conflittuale' e 'Il Salafismo e la ricerca della ‘Purezza’ – Un Separatismo Latente'. Collabora anche con ‘Fatti per la Storia’, una rivista storica informale online; tra le pubblicazioni, 'La sacra Rota Romana, il tribunale più celebre della storia' e 'Bernardo da Chiaravalle: monaco, maestro e costruttore di civiltà'. Nel 2024 ha creato e gestisce la rivista storica informale online, ‘Islam e Dintorni’, dedicata alla storia dell'Islam e ai temi correlati. (i.e. storia dell'Indonesia, terrorismo, ecc.)

Un pensiero su “Jamaah Islamiyah in Indonesia”
  1. […] Dopo 11 settembre del 2001, l’Indonesia ed il Pakistan hanno intrapreso un percorso per lottare contro il terrorismo, che ha comportato un miglioramento delle relazioni economiche e commerciali; inoltre, la cooperazione nella difesa, poi, è diventata ancora più significativa in seguito agli attentati di Bali del 2002. Questi ultimi, come noto, sono stati condotti dal gruppo terroristico indonesiano Jamaah Islamyiah, … […]

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